Satira
5 Maggio - 5.098 visualizzazioni
Gettata la maschera!
Israele vota la pulizia etnica a Gaza. Ora è nero su bianco
Non c'è più spazio per ambiguità o interpretazioni comode. Il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu ha approvato all'unanimità un piano che sancisce l'occupazione militare totale della Striscia di Gaza, la deportazione forzata della popolazione palestinese e la privatizzazione del controllo sull'intero territorio. Una strategia lucida e sistematica di espulsione e colonizzazione, accompagnata dalla conferma dello stop agli aiuti umanitari: fame, bombardamenti, esilio.
Quello che il mondo assisteva da mesi — tra ospedali distrutti, bambini sotto le macerie, quartieri rasi al suolo — ora ha un nome, un volto e un documento firmato. Non si tratta più di una risposta a un attacco, ma della realizzazione calcolata di un piano politico e ideologico che punta allo svuotamento etnico di Gaza.
Netanyahu non è più solo il premier di Israele. È, a pieno titolo, un criminale internazionale. E con lui lo è chiunque, in Europa e nel mondo, continui a sostenere questa deriva con il silenzio, con il commercio delle armi, con dichiarazioni ambigue e alleanze opportunistiche.
Israele vota la pulizia etnica a Gaza. Ora è nero su bianco
Non c'è più spazio per ambiguità o interpretazioni comode. Il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu ha approvato all'unanimità un piano che sancisce l'occupazione militare totale della Striscia di Gaza, la deportazione forzata della popolazione palestinese e la privatizzazione del controllo sull'intero territorio. Una strategia lucida e sistematica di espulsione e colonizzazione, accompagnata dalla conferma dello stop agli aiuti umanitari: fame, bombardamenti, esilio.
Quello che il mondo assisteva da mesi — tra ospedali distrutti, bambini sotto le macerie, quartieri rasi al suolo — ora ha un nome, un volto e un documento firmato. Non si tratta più di una risposta a un attacco, ma della realizzazione calcolata di un piano politico e ideologico che punta allo svuotamento etnico di Gaza.
Netanyahu non è più solo il premier di Israele. È, a pieno titolo, un criminale internazionale. E con lui lo è chiunque, in Europa e nel mondo, continui a sostenere questa deriva con il silenzio, con il commercio delle armi, con dichiarazioni ambigue e alleanze opportunistiche.

Non sto criticando il popolo ebraico ma lo stato di Israele che in quanto a carognate storiche ha poco da invidiare alla Chiesa che ha indetto sanguinose crociate e istituto inquisizione e caccia alle "streghe".
Ora massacra civili, donne e bambini indiscriminatamente.
Il terrorismo di Hamas è un pretesto, una scusa.
Sta cercando la pulizia etnica a Gaza. O i palestinesi se ne vanno, o sono morti.
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Ehud Barak, in seguito alle pressioni del presidente Bill Clinton, offrì ad Yāsser Arafāt uno Stato palestinese nella striscia di Gaza e in gran parte della Cisgiordania, il ritorno di un limitato numero di profughi e un indennizzo per gli altri, la demilitarizzazione dello Stato palestinese e lo smantellamento dei gruppi terroristici. Con una mossa estremamente criticata, Arafāt rifiutò l'offerta di Barak senza peraltro presentare delle controproposte.
Questo non toglie da dove si è partiti come territori nel '47 vedi le cartine, ed i coloni che fa decenni e tutt'ora, cacciano i palestinesi espropriando cone armi le loro terre, senza contare che, secondo il censimento Onu del marzo 2023, sono circa 279 le colonie israeliane in Cisgiordania, fortemente volute dai governi Netanyahu. Un terzo è stato costituito per motivi ideologici, mentre la rimanente parte si è insediata grazie agli incentivi economici di Israele.
Ora certo si può eliminare Hamas radendo al suolo Gaza e deportando la popolazione civile.
Poi, se non funzionasse, si potrebbe pensare ad una qualche "soluzione finale"......
In Cisgiordania tra i palestinesi prevale ANP/OLP, movimento laico e non estremista. In Cisgiordania Israele (occupante militare) viola tutte le convenzioni internazionali insediando colonie di civili .
Contro il colonialismo è legittima la lotta armata.
Se sia opportuna è un altro paio di maniche.