Post di Ombromanto in ordine cronologico
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Ruggero de I Timidi - Rogito (Video Ufficiale)
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Ruggero de I Timidi - A-Shallow
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Ruggero de I Timidi - Tsunamian Rhapsody (Live @ Parco Tittoni)
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oggi alle ore 09:33 - 2.507 visualizzazioni Io pubblicherei il nome di chi ha fatto la denuncia
C'è chi viene segnalato alle forze dell'ordine perché non taglia le siepi del proprio giardino e chi viene multato perché lo fa anche per gli altri. È proprio il caso di Davide, un residente di via Paris Bordone, che sabato mattina è stato segnalato alla polizia locale per “lavori non autorizzati” in un parco pubblico da una vicina di casa. Il pensionato è stato interrotto mentre cercava di potare un arbusto nel parco pubblico di cui si prende cura da sempre. Con lui c'era anche un gruppo di volontari residenti nelle vicinanze, che d'ora in poi non potranno più occuparsi della manutenzione come fanno da circa quindici anni, a seguito del verbale. Gli agenti sono dovuti intervenire su richiesta di un'altra famiglia, che lamentava un problema specifico: gli “spini del Signore”, rimossi perché ritenuti pericolosi per i bambini del quartiere, fanno ombra su alcune villette più recenti. Così qualcuno ha pensato di segnalarne la potatura, richiedendo un intervento immediato. «Faccio questa cosa ogni anno da almeno quindici anni, insieme ad altri amici – spiega Davide –. Siamo tutti ex contadini o comunque persone abituate a lavorare la terra. Alle istituzioni non abbiamo mai chiesto nulla, perché questo parco lo abbiamo di fatto creato noi. Abbiamo acquistato una piattaforma per lavorare in sicurezza. Sabato mattina, felice di dare una mano anche a costo di fare fatica, sono andato lì periniziare a potare. A un certopunto è arrivata la polizia locale e mi ha chiesto i documenti. Sono stati gentili e so che stavano facendo il loro lavoro: mi faranno un verbale per lavori non autorizzati, ma spero che non arrivi nessuna multa perché danni non ce ne sono».Altri vicini lo appoggiano: «Segnalare un volontario è l'apoteosi della cattiveria umana». «Prima, in questa via, c'erano solo erbacce alte, mucchi di terra, topi e insetti – racconta una residente –. Così due o tre persone del posto hanno iniziato a rimboccarsi le maniche: hanno tolto sabbia ed erbacce e piantato qualche albero. Anche il Comune ha piantato alcune piante. Insomma, avevano creato una bella oasi per bambini e anziani. Ogni anno quelle due o tre persone si prendevan l'incarico di tagliare l'erba, annaffiare, potare. Ora, per colpa di una segnalazione ai vigili, tutto questo non si può più fare. Forse questa signora non sa che gli alberi crescono e vanno curati per il bene della comunità».Leggi tutto...
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ieri alle ore 12:31 - 3.322 visualizzazioni Qual è il nome del quinto figlio?
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11 Settembre - 2.763 visualizzazioni Succede ad Agrigento, ristorante Ginger People & Food.
Due clienti sulla sessantina, una volta scoperto che la chef è nera - la pluripremiata Marame Cissè - si alzano e se ne vanno indignati.
Gli ha risposto il titolare del locale Carmelo Roccaro. E lo ha fatto con una lettera meravigliosa, provocatoria e amarissima che va letta fino in fondo e condivisa.
“Sei entrata di fretta, con il tuo compagno, capelli brizzolati, tagliati cortissimi “alla Sinéad”, donna nostrana sulla sessantina circa. Sei stata accolta con il sorriso dalla nostra Karima, addetta di sala, giovane ragazza di seconda generazione, grande lavoratrice, che ti ha fatto accomodare dove volevi tu.
Dopo qualche minuto ti ho visto alzare da tavola, disturbata, e dirigerti verso l'uscita. Ti sono venuto incontro per capire cosa stesse succedendo, ma non mi hai degnato di uno sguardo e, alquanto seccata, non hai neanche risposto al mio saluto e sei andata via, così.
Karima mi guardava con gli occhi sgranati e a bocca aperta dicendomi “Dopo avere visto il menù la signora mi ha chiesto se per caso la proprietaria del ristorante fosse una signora neg… di colore. E alla mia conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare qui…”.
Ieri sera ho preso consapevolezza di quanto profondo e radicato sia questo sentire che emerge dal lato oscuro delle persone.
Ma, ti sembrerà strano, ieri io ti ho anche ammirato. Ti ho ammirato perchè hai avuto la coerenza di dire quello che tante persone, concittadini, amici pensano, ma non ammettono
Perché, vedi, noi ci siamo proprio perché esistono persone come te, e non ci disturbano i commenti del tipo “u vidisti? dintra a cucina su tutti nivuri” o i “negri!” urlati dalle auto in corsa davanti al nostro ristorante. Non ci disturbano e ci fanno sorridere perché li avevamo messi in conto e sapevamo che sarebbe sato difficile costruire una comunità diversa da questa in cui viviamo.
Perché frasi come “Non vi montate la testa, volate basso”, “Avete i prezzi troppo alti, i più cari della città”, “Fate porzioni troppo scarse”, ”Una cucina neanche minimamente paragonabile alla nostra” “Tutto troppo piccante” in fondo vogliono dire quello che tu hai detto, senza peli sulla lingua: la cuoca è nera, voi tutti siete neri, avete oltrepassato il limite.
Il “povero nero” è bravo e fa bene alla coscienza attraverso le opere di carità “inclusive e antirazziste” dell'uomo bianco italico fin quando fa il lavapiatti o si occupa delle pulizie, cioè rimane al suo posto e non aspira a migliorare la sua condizione sociale. Ma se il nero, grazie al genio che la Natura, per fortuna, dispensa a caso e senza distinzione di sesso o di colore della pelle, diventa uno chef, un capo, diventa più bravo di me o di mio figlio, allora questo non va più bene. Diventa, appunto, troppo.
Certamente non stiamo riuscendo a cambiare il lato nero dell'anima di quelli come te ma forse stiamo facendo emergere quello, più subdolo e profondo, dell'anima di quegli altri”.Leggi tutto...
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9 Settembre - 3.479 visualizzazioni È un vivaio a Monza, l'ho trovato geniale.
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9 Settembre - 3.556 visualizzazioni «I medici avevano già parlato chiaro: Sinisa non ce l'avrebbe fatta.
Io lo sapevo, ma non ho mai trovato la forza di dirglielo.
Ne ho parlato solo con i nostri cinque figli: insieme abbiamo deciso di non strappargli quella fragile speranza che lo teneva in vita.
Lui non ha mai chiesto nulla, non voleva arrendersi.
Ha combattuto fino all'ultimo respiro, perché la parola “fine” non faceva parte del suo vocabolario.
Pochi giorni prima che ci lasciasse mi disse:
«Sono felice. Ho voi. Voglio crescere insieme ai miei figli e riempire la casa di nipoti.»
Quelle parole mi hanno spezzato dentro. Gli ho sorriso e gli ho ricordato che una nipotina c'era già, ma lui, con quella luce negli occhi, mi ha risposto:
«Ne voglio tanti. Voglio una tavolata piena.»
Un sogno che non potrà mai vivere, ed è questo il dolore più grande.
Il giorno in cui è volato via eravamo tutti con lui.
Io gli tenevo la mano, i nostri figli intorno al suo letto.
Respirava a fatica, ma non smetteva di lottare.
Allora, con la voce rotta, gli ho sussurrato:
«Vai amore, non temere… ai ragazzi penserò io.»
Solo in quel momento si è lasciato andare.
Solo allora ha trovato pace.
E noi, in silenzio, abbiamo imparato che anche l'addio può essere un atto d'amore.»
Arianna MihajlovićLeggi tutto...
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