Satira
ieri alle ore 16:29 - 3.201 visualizzazioni
Breaking News dal teatro dell'assurdo:
A Gaza City va in scena il nuovo reality: “Clan Wars - Chi vuol essere il prossimo martire?” Famiglie e bande si contendono il potere come se fosse l'ultimo kebab rimasto al mercato. Intanto i civili muoiono, ma tranquilli: è solo la sigla.
E i propal? Zitti, immobili, in attesa che la sceneggiatura torni a parlare di “resistenza poetica”. Ma quando il copione lo scrivono i clan, la poesia diventa rissa da bar con sottofondo di Kalashnikov.
Morale della favola: Quando la lotta per la libertà diventa una lotta per il telecomando, forse è il momento di cambiare canale.
O almeno di chiedere: “Chi ha scritto questa puntata?”
A Gaza City va in scena il nuovo reality: “Clan Wars - Chi vuol essere il prossimo martire?” Famiglie e bande si contendono il potere come se fosse l'ultimo kebab rimasto al mercato. Intanto i civili muoiono, ma tranquilli: è solo la sigla.
E i propal? Zitti, immobili, in attesa che la sceneggiatura torni a parlare di “resistenza poetica”. Ma quando il copione lo scrivono i clan, la poesia diventa rissa da bar con sottofondo di Kalashnikov.
Morale della favola: Quando la lotta per la libertà diventa una lotta per il telecomando, forse è il momento di cambiare canale.
O almeno di chiedere: “Chi ha scritto questa puntata?”

Credo anche che sia piuttosto facile puntare il dito Palestinesi=Hammas, come è piuttosto facile far diventare 4 coglioni dimostranti sfasciatutto un pretesto per non legittimare un corteo di persone per bene che porta avanti una protesta legittima contro una violenza inaudita di uno stato che si professa democratico.
Una per tutte. Ieri hanno fatto un sacrosanto minuto di silenzio alla partita di Israele- Italia in ricordo dei 3 carabinieri...a mio avviso però ci sarebbe stato bene anche un altro minuto di silenzio per le vittime israelopalestinesi..ma si sa...qualcuno deve avere detto NO al nostro governo.
È fin troppo facile - e pericolosamente comodo - ridurre il conflitto israelo/palestinese a una narrazione binaria: “Palestinesi = vittime” e “Israele = carnefice”. Ma la realtà, come sempre, è più complessa e più scomoda. Perché mai dovremmo dimenticare - o peggio, rimuovere - gli atti di terrorismo compiuti da gruppi palestinesi non solo in Israele, ma in tutto il mondo? Aerei dirottati, civili massacrati, ambasciate assaltate: la memoria non può essere selettiva, né la condanna a geometria variabile.
Riconoscere la sofferenza del popolo palestinese non significa assolvere chi ha scelto la via del terrore. E riconoscere il diritto di Israele a difendersi non significa ignorare le sue responsabilità politiche e umanitarie. Ma quando il discorso pubblico si appiattisce, quando la complessità viene sacrificata sull’altare della faziosità, allora tutto diventa propaganda. E la propaganda, si sa, non fa prigionieri: solo tifosi.
E poi c’è il teatrino delle piazze. Non parliamo più di “quattro coglioni”: ormai è un esercito parallelo. Una massa che sfascia tutto, manda in ospedale le forze dell’ordine, e lo fa - ironia delle ironie - in nome della pace. Nessuno li isola, nessuno prende le distanze con chiarezza. Anzi, si lascia che la loro violenza diventi il pretesto perfetto per delegittimare anche chi manifesta con dignità, con coscienza, con dolore. E non è finita: i casini continuano anche dopo la firma della pace, come se la tregua fosse solo un intermezzo utile per riorganizzarsi. Altro che spirito pacifista: è strategia da manuale.
Quanto al minuto di silenzio alla partita Israele-Italia: sacrosanto, certo. Ma il silenzio, quando è selettivo, diventa rumore. Rumore di omissione, di complicità, di paura diplomatica. Un secondo minuto - per le vittime civili, israeliane e palestinesi - sarebbe stato un gesto di umanità, non di schieramento. Ma si sa, il coraggio istituzionale è spesso inversamente proporzionale alla complessità morale.
E allora sì, qualcuno deve aver detto NO. Non per mancanza di rispetto verso i carabinieri, ma per eccesso di prudenza verso una verità scomoda: che la sofferenza non ha bandiera, e che il dolore non dovrebbe essere soggetto a veto politico.
La semplificazione la fai tu mi pare.
Su oltre 60.000 palestinesi DISARMATI uccisi NEL LORO TERRITORIO ...NELLA LORO NAZIONE..NELLA LORO PATRIA...quanti terroristi di Hammas potevano esserci? Il 30%? Ok facciamo il 40?
Perché continuare a chiamare guerra/conflitto qualcosa che era fatto di carri armati contro mani nude? Perché non dire un sonoro fanculo ad Hammas e a Nethaniau?
IO LO DICO E L'HO SEMPRE DETTO
Perché cercare sempre le contrapposizioni per trovare i cavilli morali che aiutano a farci sentire brave persone? Non si è brave persone quando si vuole assolvere chi ammazza con armi o con coercizioni disumane bambini donne e vecchi senza armi o si massacrano giovani che erano ad un evento ludico.
Poi in futuro parleremo del ruolo di Israele sui fatti avvenuti il 7 ottobre e di come lo stesso Israele finanziasse Hammas.
Se leggessi con più attenzione e, nello stesso tempo, analizzassi davvero il contenuto, la tua risposta cambierebbe radicalmente.
Buona giornata, fratello
Insomma la novità non è che Hammas è un terrorista, la vera novità (che non si percepisce nel tuo ragionamento) è che Israele è diventato tale e quale ad Hammas se non peggio. Questo è il succo del mio ragionamento.... Il tuo ragionamento io lo chiamo elusione...depistaggio....il voler sì condannare Israele ma con delle attenuanti come fanno in tanti e in modo fazioso e capzioso non riuscendo a trovare giustificazioni valide per determinate dinamiche israeliane.