Chiacchiera
16 Luglio - 3.245 visualizzazioni
Scopriamo, per sua stessa ammissione, che la donna che ha saltato la fila d'imbarco all'aeroporto, episodio segnalato da Luca Zingaretti, è la moglie di Urso, ministro dello Sviluppo Economico appartenente a Fratelli d'Italia.
Il ministro candidamente ammette la figuraccia nazionale e altrettanto candidamente ci informa che non se n'è accorto perché era al telefono. Sveglio Urso, eh.
Ma il punto vero è un altro. Non c'è nessun problema di sicurezza in un aeroporto internazionale, il luogo più controllato, più videosorvegliato, più pattugliato che esista. Non è stata una scelta dettata da un rischio oggettivo. È stata una scelta dettata da un principio semplice: non mischiare il proprio status con il sudore, le file, le chiacchiere dei cittadini comuni. Evitare il contatto con la gente normale, quella che fa la fila, si toglie le scarpe ai controlli, aspetta seduta per ore al gate.
Odioso non è solo l'episodio in sé ma odiosi sono anche i privilegi. E quanto fanno schifo quando non si limitano alla carica, ma si estendono per contagio ai familiari, agli amici, agli amici degli amici. Quando la scorta diventa scorciatoia, l'auto blu si trasforma in carrozza da gran signora, e la fila — quella che tutti fanno — improvvisamente sparisce, ma solo per chi ha il cognome giusto o la fede al dito nel matrimonio giusto.
In Italia non si chiede di abbattere le istituzioni. Si chiede di abbattere questa cultura parassitaria del potere, dove la moglie del ministro vale più della madre con bambini al seguito, del disabile che aspetta, di chi ha pagato biglietto e tasse come tutti gli altri. Non è questione di ideologia, è questione di rispetto.
Perché una cosa è certa: se hai bisogno della scorta per andare in vacanza, il problema forse non è la sicurezza. È la decenza.
Il ministro candidamente ammette la figuraccia nazionale e altrettanto candidamente ci informa che non se n'è accorto perché era al telefono. Sveglio Urso, eh.
Ma il punto vero è un altro. Non c'è nessun problema di sicurezza in un aeroporto internazionale, il luogo più controllato, più videosorvegliato, più pattugliato che esista. Non è stata una scelta dettata da un rischio oggettivo. È stata una scelta dettata da un principio semplice: non mischiare il proprio status con il sudore, le file, le chiacchiere dei cittadini comuni. Evitare il contatto con la gente normale, quella che fa la fila, si toglie le scarpe ai controlli, aspetta seduta per ore al gate.
Odioso non è solo l'episodio in sé ma odiosi sono anche i privilegi. E quanto fanno schifo quando non si limitano alla carica, ma si estendono per contagio ai familiari, agli amici, agli amici degli amici. Quando la scorta diventa scorciatoia, l'auto blu si trasforma in carrozza da gran signora, e la fila — quella che tutti fanno — improvvisamente sparisce, ma solo per chi ha il cognome giusto o la fede al dito nel matrimonio giusto.
In Italia non si chiede di abbattere le istituzioni. Si chiede di abbattere questa cultura parassitaria del potere, dove la moglie del ministro vale più della madre con bambini al seguito, del disabile che aspetta, di chi ha pagato biglietto e tasse come tutti gli altri. Non è questione di ideologia, è questione di rispetto.
Perché una cosa è certa: se hai bisogno della scorta per andare in vacanza, il problema forse non è la sicurezza. È la decenza.
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Con una lettera indirizzata a La Repubblica il ministro precisa che non è corretto affermare che non ha risposto alla domanda in merito alla scelta della scorta di saltare la fila.
La risposta era riguardo la sicurezza della moglie e qui arriva la rivelazione.
Adolfo Urso si è sentito costretto a rivelare che il 27 ottobre del 2023 è giunta al Mimit una lettera minatoria con due proiettili. Nel contenuto della missiva si faceva riferimento alla moglie.
Se non avesse cambiato le procedure di golden power avrebbero fatto del male ad Olga Sokhnenko. Il testo della lettera è stato ritenuto credibile perché c’erano riferimenti a decisioni assunte anche su temi riservati e si conoscevano luoghi di residenza abitualmente frequentati dalla famiglia del ministro.
Urso parla anche di altri “elementi inquietanti” che le forze dell’ordine vietarono all’epoca di rendere pubbliche per proseguire con le indagini."