Chiacchiera
19 Febbraio 2023 - 6.877 visualizzazioni
IL CARNEVALE DI VENEZIA: un viaggio tra storia e tradizioni
Le prime fonti che parlano del Carnevale di Venezia risalgono al 1094 quando l'allora doge Vitale Faliero utilizza in un documento il vocabolo Carnevale. Corre l'anno 1296 e a Venezia la festa diventa legge.
Il Senato della Repubblica Serenissima dichiara infatti festivo il giorno precedente la Quaresima, formalizzando quella che è una tradizione già radicata da secoli nella Laguna. Erano almeno duecento anni, infatti, che il Carnevale scatenava la follia dei veneziani per sei settimane: dal giorno successivo al Natale alla vigilia dei quaranta giorni di penitenza in preparazione della Pasqua-
Il Carnevale, d'altra parte, è molto antico. Cosa significhi la parola non è mai stato chiarito definitivamente (carnem levare, ovvero eliminare la carne dopo il martedì grasso, carnualia – giochi campagnoli – o addirittura da carrus navalis , ovvero nave su ruote, in riferimento a un carro allegorico) . Certo è che la festa affonda le sue radici in rituali atavici e raccoglie l'eredità dei Saturnali: la più importante festività romana e l'unica che si celebrava in tutto l'impero.
Le prime fonti che parlano del Carnevale di Venezia risalgono al 1094 quando l'allora doge Vitale Faliero utilizza in un documento il vocabolo Carnevale. Corre l'anno 1296 e a Venezia la festa diventa legge.
Il Senato della Repubblica Serenissima dichiara infatti festivo il giorno precedente la Quaresima, formalizzando quella che è una tradizione già radicata da secoli nella Laguna. Erano almeno duecento anni, infatti, che il Carnevale scatenava la follia dei veneziani per sei settimane: dal giorno successivo al Natale alla vigilia dei quaranta giorni di penitenza in preparazione della Pasqua-
Il Carnevale, d'altra parte, è molto antico. Cosa significhi la parola non è mai stato chiarito definitivamente (carnem levare, ovvero eliminare la carne dopo il martedì grasso, carnualia – giochi campagnoli – o addirittura da carrus navalis , ovvero nave su ruote, in riferimento a un carro allegorico) . Certo è che la festa affonda le sue radici in rituali atavici e raccoglie l'eredità dei Saturnali: la più importante festività romana e l'unica che si celebrava in tutto l'impero.

Per una settimana non c’era differenza tra servi e signori; anzi, erano gli stessi padroni che servivano i loro schiavi.
I saturnali avevano ripreso, a loro volta, le feste dionisiache greche durante le quali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza
Nell’era cristiana i saturnali avevano finito per dettare l’agenda ai rituali natalizi (il cenone, lo scambio di doni, la liturgia nel tempio) mentre gli aspetti più trasgressivi erano confluiti nel Carnevale, periodo dalla durata variabile (la fine dipende dalla Pasqua, e quindi dalla Quaresima, l’inizio varia a seconda dei luoghi e del periodo storico) stabilito dalla Chiesa con il preciso obiettivo di contrapporre al periodo di penitenza un momento di abbondanza e divertimento con cui far sfogare i fedeli prima delle lunghe settimane di digiuno. Allo stesso modo, sotto il profilo politico rappresenta il momento per una – sia pur temporanea – riscossa del popolo contro gli oppressori, tanto più funzionale nella Repubblica di Venezia, che pone rigidi e severi limiti su questioni come la morale comune e l’ordine pubblico.
Il personaggio carnevalizio che si incontra più spesso è la baùta, maschera utilizzata non solo a Carnevale, ma anche a teatro, in altre feste, negli incontri galanti ed ogni volta si voglia corteggiare nel totale anonimato; proprio per questo la particolare forma della maschera permette di bere e mangiare senza doversela togliere. Non è difficile poi incontrare una Gnaga, ovvero una popolana con la maschera da gatta, che gira portando al braccio una cesta con dentro un gattino emettendo suoni striduli e miagolii beffardi, a volte vestita da balia. Dietro la maschera da gatta, in realtà, si nasconde un uomo, accompagnato da altri uomini mascherati da bambini. La Moretta è invece una piccola maschera di velluto scuro, indossata con un cappellino e velature raffinate. La Moretta è una donna, una serva muta: non parla mai, perché la maschera che indossa si regge tenendo in bocca un bottone.
Diventano sempre più apprezzati i i mascareri, dei veri e propri artigiani che realizzavano maschere di fogge e fatture sempre più ricche e sofisticate. Per tutto il periodo del Carnevale ogni altra attività passa in secondo piano e intere giornate sono consacrate a festeggiamenti, burle, divertimenti e spettacoli soprattutto in Piazza San Marco e lungo la Riva degli Schiavoni.
Non manca chi si approfitta di tanta libertà: con il passare del tempo scippi, ruberie e molestie diventano all’ordine del giorno; c’è persino ci si veste da frate per entrare nei conventi e spassarsela con le monache, tanto da costringere le autorità ad introdurre sempre più limitazioni e decreti contro l’abuso e l’utilizzo fraudolento o non ortodosso dei travestimenti.
Troppo spesso i mantelli sono utilizzati per nascondere armi, per questo un altro decreto proibirà la detenzione di armi e di qualsiasi oggetto di natura pericolosa per l’incolumità altrui. Le pene per questi reati saranno molto pesanti, sia pecuniarie, con sanzioni salate, che di reclusione. Un altro problema riguarda le prostitute; tollerate ma considerate fonte di perdizione e malcostume, nonché portatrici di pericolose malattie come la sifilide. Anche loro approfittano del Carnevale per aggirare le numerose limitazioni a cui devono sottostare: verrà quindi proibita anche la prostituzione in maschera, con pene severissime che – oltre ad una multa salata – comprenderanno la flagellazione lungo il tragitto da piazza San Marco al Rialto, la berlina e il bando per quattro anni dal territorio della Repubblica.
La festa della libertà, della trasgressione e del caos diventerà dunque sempre di più una festa di divieti, regolamenti e limitazioni, senza per questo, però, perdere il fascino che ancora oggi vede riversare ogni anno migliaia di persone in quella che resta la città del Carnevale per eccellenza. Con la caduta della Serenissima nel 1797 si arrivò alla proibizione definitiva dei costumi di Carnevale, con l’eccezione delle feste private nei palazzi veneziani e del Ballo della Cavalchina alla Fenice: la storia del Carnevale a Venezia subì un duro colpo d’arresto, una lunga fase di declino che portò al graduale spegnimento di tutte le feste ad esso collegate. È datato 1797 l’ultimo Carnevale storico di Venezia. La caduta della Serenissima per mano di Napoleone segnò la fine della lunghissima indipendenza di Venezia e l’abolizione delle innumerevoli tradizioni del Carnevale di Venezia