Vaccata
9 Settembre 2021 - 3.444 visualizzazioni
Si chiama TON 618 perché "il più massiccio singolo oggetto dell'universo, in grado di concentrare la massa di una galassia intera in una sfera poco più grande del sistema solare" era troppo lungo. Ed è il più grande buco nero a noi noto.
Ancora non sappiamo quali meccanismi portino alla formazione di questi... cosi. Cioè, lo sappiamo, banale accrescimento - il buco nero si ingozza di gas, sterilizzando la propria galassia e facendola brillare talmente tanto da renderla visibile all'altro capo dell'universo, un quasar.
Il problema, che vi abbiamo già raccontato più volte, è che TON 618 è ANTICO. Lo vediamo oggi a 10,4 miliardi di anni luce di distanza, quando l'universo aveva appena un quarto dell'età attuale. E non è l'eccezione: ci sono altri quasar alimentati da buchi neri supermassicci ancora più lontani!
A tali distanze l'universo era molto più giovane di oggi. Talmente giovane da non aver potuto formare questi giganti tramite il semplice processo di accrescimento, il che significa che c'è qualcosa che bolle in pentola e che ancora di sfugge.
TON 618 è quanto di più grosso possa formarsi. Non si può andare oltre facilmente. Il suo orizzonte degli eventi ha un diametro di 400 miliardi di km, 43 volte l'orbita di Nettuno. Il disco di accrescimento di un oggetto del genere è talmente gargantuesco da diventare instabile, e collassare localmente. In pratica il buco nero comincia a formare un corteo di stelle, che impediscono l'ulteriore caduta e accrescimento di gas. In pratica, questi mostri si soffocano da soli nella loro ingordigia.
E comunque TON sta per "Tonantzintla", il nome dell'osservatorio messicano dal quale fu scoperto negli anni '60. Direi che possiamo farcelo andare bene stavolta!
Lorenzo
Grafica: Lorenzo Colombo
L'immagine di TON-618 è artistica
L'immagine di M33 è una foto reale di Hubble
Ancora non sappiamo quali meccanismi portino alla formazione di questi... cosi. Cioè, lo sappiamo, banale accrescimento - il buco nero si ingozza di gas, sterilizzando la propria galassia e facendola brillare talmente tanto da renderla visibile all'altro capo dell'universo, un quasar.
Il problema, che vi abbiamo già raccontato più volte, è che TON 618 è ANTICO. Lo vediamo oggi a 10,4 miliardi di anni luce di distanza, quando l'universo aveva appena un quarto dell'età attuale. E non è l'eccezione: ci sono altri quasar alimentati da buchi neri supermassicci ancora più lontani!
A tali distanze l'universo era molto più giovane di oggi. Talmente giovane da non aver potuto formare questi giganti tramite il semplice processo di accrescimento, il che significa che c'è qualcosa che bolle in pentola e che ancora di sfugge.
TON 618 è quanto di più grosso possa formarsi. Non si può andare oltre facilmente. Il suo orizzonte degli eventi ha un diametro di 400 miliardi di km, 43 volte l'orbita di Nettuno. Il disco di accrescimento di un oggetto del genere è talmente gargantuesco da diventare instabile, e collassare localmente. In pratica il buco nero comincia a formare un corteo di stelle, che impediscono l'ulteriore caduta e accrescimento di gas. In pratica, questi mostri si soffocano da soli nella loro ingordigia.
E comunque TON sta per "Tonantzintla", il nome dell'osservatorio messicano dal quale fu scoperto negli anni '60. Direi che possiamo farcelo andare bene stavolta!
Lorenzo
Grafica: Lorenzo Colombo
L'immagine di TON-618 è artistica
L'immagine di M33 è una foto reale di Hubble
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