Tecnogatto: T.S. Eliot 1888 - 1965 The Love Song of J.Alfred Prufrock
« S'i' credesse che mia risposta fosse a persona che mai tornasse al mondo, questa fiamma staria sanza più scosse.
Ma però che già mai di questo fondo non tornò vivo alcun, s'i'odo il vero, sanza tema d'infamia ti rispondo. » (Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVII, 61-66)
Andiamo allora, tu ed io, quando la sera si stende contro il cielo, come un paziente eterizzato su di un tavolo. Andiamo, per certe strade semideserte, i ricoveri mormoranti, di notti senza riposo di hotel economici da una notte e ristoranti pieni di segatura e gusci d'ostriche: strade che proseguono come un argomento tedioso Con l'insidioso proposito di condurti a una opprimente domanda... Oh, non chiedere, "Che cos'è?" Andiamo a fare la nostra visita.
Nella stanza le donne vanno e vengono parlando di Michelangelo.
La gialla nebbia che strofina la schiena contro i vetri, il giallo fumo che strofina il suo muso contro i vetri leccò con la sua lingua negli angoli della sera, indugiando sulle pozze stagnanti negli scoli, lasciandosi cadere sulla schiena la fuliggine che scende dai camini scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso, e, vedendo che era una mite sera di ottobre, si arrotolò attorno alla casa e si addormentò.
E di sicuro ci sarà tempo per il giallo fumo che scivola lungo la strada strofinando la sua schiena contro i vetri; ci sarà tempo, ci sarà tempo per preparare una faccia per incontrare le facce che incontri; ci sarà tempo per ammazzare e creare, e tempo per tutte le 'opere e i giorni' manuali (cfr Esiodo - lavori agricoli) che sollevano e lasciano ricadere una domanda nel tuo piatto; tempo per te e tempo per me, e ancora il momento per un centinaio di indecisioni, e per un centinaio di visioni e revisioni, prima di prendere il tè col pane tostato.
Nella stanza le donne vanno e vengono parlando di Michelangelo.
E di sicuro ci sarà tempo di chiedersi, «Posso osare? » e «Oserò?» Tempo di voltarsi e scendere la scala, con una zona calva in mezzo ai miei capelli - [Loro diranno: "Come diventano radi i suoi capelli!"] Con il mio abito per la mattina, con il mio colletto che sale con fermezza al mento, la mia cravatta ricca e modesta, ma sostenuta da un semplice spillo - [Loro diranno: "Ma come sono sottili le sue braccia e le sue gambe!"] Oserò disturbare l'universo? In un minuto c'è tempo per decisioni e revisioni che un minuto invertirà
E io ho conosciuto tutto ormai, ho conosciuto tutto:— ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè; conosco le voci che muoiono con un morente declino sotto la musica da una stanza più lontana. Così come potrei rischiare?
E io ho conosciuto gli occhi ormai, li ho conosciuti tutti — Quegli occhi che ti inchiodano in una frase formulata, E quando sono formulato, appuntato a uno spillo, Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro, Allora come dovrei cominciare Per sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e consuetudini? Come potrei rischiare?
E io ho conosciuto le braccia ormai, li ho conosciute tutte— Braccia che sono imbraccialettate e bianche e nude (Ma alla luce della lampada, velate da una leggera peluria bruna!] E' il profumo da un vestito Che mi fa così divagare? Braccia appoggiate ad un tavolo o avvolte in uno scialle. E come potrei osare?
Come potrei cominciare?
. . . . . . .
Potrei dire, sono andato al tramonto attraverso strade anguste Ed osservato il fumo che sale dalle pipe Di uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?
Avrei potuto essere un paio di logori artigli Che naufragano attraverso il letto di mari silenziosi...
. . . . . . .
E il pomeriggio, la sera, dormono così tranquillamente! Levigati da lunghe dita, Addormentati ... stanchi ... o fingendosi malati, Distesi sul pavimento, qui fra te e me. Potrei, dopo tè e torte e gelati, Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
Ma sebbene io abbia pianto e digiunato, pianto e pregato, Sebbene abbia visto la mia testa [leggermente calva] portata su un vassoio, Io non sono un profeta — e non è un gran problema; Ho visto il momento della mia grandezza vacillare, E ho visto l'eterno Lacchè reggere il mio soprabito, e sogghignare, E in breve, ho avuto paura.
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto, Dopo le tazze, la marmellata, il tè, In mezzo le porcellane, in mezzo a qualche discorso tra te e me, Ne sarebbe valsa la pena, Di assaggiare la questione con un sorriso, Di comprimere l'universo in una palla Per farlo rotolare verso quella domanda opprimente, Per dire: "Io sono Lazzaro, torno dalla morte, Torno per dirvi tutto, e vi dirò tutto." — Se qualcuno, accomodandosi un cuscino alla testa, Dicesse: "Non è affatto quanto intendevo. Non è questo, per nulla."
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena, Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia, Dopo i racconti, dopo le tazze da tè, dopo le gonne che tracciano un sentiero sul pavimento - E questo, e tanto altro? E 'impossibile a dirsi quanto intendo! Ma come se una lanterna magica proiettasse i nervi in disegno su uno schermo: Ne sarebbe valsa la pena Se qualcuno, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle, E voltandosi verso la finestra, dicesse: "Non lo è affatto. Non questo è quanto intendevo, per nulla."
. . . . . . .
No! Io non sono il Principe Amleto, né ho inteso ad esserlo; Io sono un cortigiano, uno che farà ingrossare un corteo, darà l'avvio a una scena o due, Avvisare il principe; senza dubbio; un facile strumento, Deferente, felice di essere utile, Prudente, cauto e meticoloso; Pieno di nobili sentenze, ma un po 'ottuso; A volte, in verità, quasi ridicolo - Quasi, a volte, il Giullare.
Invecchio ... Invecchio ... Dovrei portare i risvolti dei calzoni arrotolati. Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca? Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho sentito le sirene cantare, l'una all'altra. Io non penso che vogliano cantare per me.
Le ho viste cavalcare al largo sulle onde Pettinare i bianchi capelli delle onde ritornanti Quando il vento colpisce l'acqua bianca e nera.
Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare Con fanciulle del mare incoronate d'alghe rosse e brune Finché voci umane ci risvegliano, e noi anneghiamo.
Tecnogatto: bhe... avevo tradotto la poesia e poi cercato altre traduzione per confrontare e mi sono imbattuto anche in questo video... e mi ha colpito la voce prima delle immagini...
The Love Song of J.Alfred Prufrock
« S'i' credesse che mia risposta fosse
a persona che mai tornasse al mondo,
questa fiamma staria sanza più scosse.
Ma però che già mai di questo fondo
non tornò vivo alcun, s'i'odo il vero,
sanza tema d'infamia ti rispondo. »
(Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVII, 61-66)
Andiamo allora, tu ed io,
quando la sera si stende contro il cielo,
come un paziente eterizzato su di un tavolo.
Andiamo, per certe strade semideserte,
i ricoveri mormoranti,
di notti senza riposo di hotel economici da una notte
e ristoranti pieni di segatura e gusci d'ostriche:
strade che proseguono come un argomento tedioso
Con l'insidioso proposito
di condurti a una opprimente domanda...
Oh, non chiedere, "Che cos'è?"
Andiamo a fare la nostra visita.
Nella stanza le donne vanno e vengono
parlando di Michelangelo.
La gialla nebbia che strofina la schiena contro i vetri,
il giallo fumo che strofina il suo muso contro i vetri
leccò con la sua lingua negli angoli della sera,
indugiando sulle pozze stagnanti negli scoli,
lasciandosi cadere sulla schiena la fuliggine che scende dai camini
scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
e, vedendo che era una mite sera di ottobre,
si arrotolò attorno alla casa e si addormentò.
E di sicuro ci sarà tempo
per il giallo fumo che scivola lungo la strada
strofinando la sua schiena contro i vetri;
ci sarà tempo, ci sarà tempo
per preparare una faccia per incontrare le facce che incontri;
ci sarà tempo per ammazzare e creare,
e tempo per tutte le 'opere e i giorni' manuali (cfr Esiodo - lavori agricoli)
che sollevano e lasciano ricadere una domanda nel tuo piatto;
tempo per te e tempo per me,
e ancora il momento per un centinaio di indecisioni,
e per un centinaio di visioni e revisioni,
prima di prendere il tè col pane tostato.
Nella stanza le donne vanno e vengono
parlando di Michelangelo.
E di sicuro ci sarà tempo
di chiedersi, «Posso osare? » e «Oserò?»
Tempo di voltarsi e scendere la scala,
con una zona calva in mezzo ai miei capelli -
[Loro diranno: "Come diventano radi i suoi capelli!"]
Con il mio abito per la mattina, con il mio colletto che sale con fermezza al mento,
la mia cravatta ricca e modesta, ma sostenuta da un semplice spillo -
[Loro diranno: "Ma come sono sottili le sue braccia e le sue gambe!"]
Oserò
disturbare l'universo?
In un minuto c'è tempo
per decisioni e revisioni che un minuto invertirà
E io ho conosciuto tutto ormai, ho conosciuto tutto:—
ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
conosco le voci che muoiono con un morente declino
sotto la musica da una stanza più lontana.
Così come potrei rischiare?
E io ho conosciuto gli occhi ormai, li ho conosciuti tutti —
Quegli occhi che ti inchiodano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro,
Allora come dovrei cominciare
Per sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e consuetudini?
Come potrei rischiare?
E io ho conosciuto le braccia ormai, li ho conosciute tutte—
Braccia che sono imbraccialettate e bianche e nude
(Ma alla luce della lampada, velate da una leggera peluria bruna!]
E' il profumo da un vestito
Che mi fa così divagare?
Braccia appoggiate ad un tavolo o avvolte in uno scialle.
E come potrei osare?
Come potrei cominciare?
. . . . . . .
Potrei dire, sono andato al tramonto attraverso strade anguste
Ed osservato il fumo che sale dalle pipe
Di uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?
Avrei potuto essere un paio di logori artigli
Che naufragano attraverso il letto di mari silenziosi...
. . . . . . .
E il pomeriggio, la sera, dormono così tranquillamente!
Levigati da lunghe dita,
Addormentati ... stanchi ... o fingendosi malati,
Distesi sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei, dopo tè e torte e gelati,
Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
Ma sebbene io abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,
Sebbene abbia visto la mia testa [leggermente calva] portata su un vassoio,
Io non sono un profeta — e non è un gran problema;
Ho visto il momento della mia grandezza vacillare,
E ho visto l'eterno Lacchè reggere il mio soprabito, e sogghignare,
E in breve, ho avuto paura.
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Dopo le tazze, la marmellata, il tè,
In mezzo le porcellane, in mezzo a qualche discorso tra te e me,
Ne sarebbe valsa la pena,
Di assaggiare la questione con un sorriso,
Di comprimere l'universo in una palla
Per farlo rotolare verso quella domanda opprimente,
Per dire: "Io sono Lazzaro, torno dalla morte,
Torno per dirvi tutto, e vi dirò tutto." —
Se qualcuno, accomodandosi un cuscino alla testa,
Dicesse: "Non è affatto quanto intendevo.
Non è questo, per nulla."
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena,
Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
Dopo i racconti, dopo le tazze da tè, dopo le gonne che tracciano un sentiero sul pavimento -
E questo, e tanto altro?
E 'impossibile a dirsi quanto intendo!
Ma come se una lanterna magica proiettasse i nervi in disegno su uno schermo:
Ne sarebbe valsa la pena
Se qualcuno, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
E voltandosi verso la finestra, dicesse:
"Non lo è affatto.
Non questo è quanto intendevo, per nulla."
. . . . . . .
No! Io non sono il Principe Amleto, né ho inteso ad esserlo;
Io sono un cortigiano, uno che farà
ingrossare un corteo, darà l'avvio a una scena o due,
Avvisare il principe; senza dubbio; un facile strumento,
Deferente, felice di essere utile,
Prudente, cauto e meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po 'ottuso;
A volte, in verità, quasi ridicolo -
Quasi, a volte, il Giullare.
Invecchio ... Invecchio ...
Dovrei portare i risvolti dei calzoni arrotolati.
Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca?
Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho sentito le sirene cantare, l'una all'altra.
Io non penso che vogliano cantare per me.
Le ho viste cavalcare al largo sulle onde
Pettinare i bianchi capelli delle onde ritornanti
Quando il vento colpisce l'acqua bianca e nera.
Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con fanciulle del mare incoronate d'alghe rosse e brune
Finché voci umane ci risvegliano, e noi anneghiamo.