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24 Novembre - 3.465 visualizzazioni ### Lo sciopero generale del 28 novembre, secondo le cronache del Bar Sport di Briga Novarese, 24 novembre 2025
Erano le dieci e mezza del mattino e nel Bar Sport di Briga Novarese c'era già odore di rivoluzione, ma quella con la panna montata sopra.
El Poeta, titolare e vate riconosciuto, stava lucidando il bancone recitando:
«Sciopero generale, che bel funeral
se non ci fosse il casello, sarebbe un bordello»
Tonino «il Termosifone», cronista ufficiale e unico uomo capace di scrivere con la biro tra i denti mentre beve il cappuccino, aveva già aperto il suo taccuino (un quaderno Pigna del 1997 con la copertina di Totti).
«Titolo provvisorio» annunciò con la bocca piena di brioche «“Il giorno in cui l'Italia si fermò… ma il nostro espresso no”».
Il ragionier Gualtieri, che arriva sempre con la cravatta storta come se l'avesse annodata un gatto ubriaco, alzò il dito indice come se fosse in assemblea condominiale:
«Io dico che è una vergogna. Scioperano i treni, gli aerei, la scuola, la Rai… e chi controlla i conti? Io! Io devo andare a Novara a firmare una pratica e adesso che faccio, ci vado con il monopattino?»
La Mirella, che da trent'anni ordina sempre “un caffè corto, ma non troppo corto, che sennò è amaro”, sbuffò:
«Io invece sono contenta. Finalmente una giornata senza il telegiornale che mi fa venire l'ulcera. Tanto dicono tutti le stesse cose, solo con cravatte diverse».
In quel momento entrò Peppone, il meccanico, con la barba piena di grasso e l'aria di chi ha dormito dentro un motore diesel.
«Ragazzi, ho sentito alla radio: venerdì non parte niente. Nemmeno le ambulanze, pare. Io ho già prenotato il carro funebre per andare al lavoro, tanto è uguale».
Calorifero (al secolo Otello), il barista che sembra un termosifone anche d'estate, servì tre caffè e uno corretto Sambuca senza chiedere, perché tanto lo sapeva.
«Secondo me» disse asciugando un bicchiere che era già asciutto da tre giorni, «questo sciopero lo fanno apposta per far salire il prezzo del cappuccino. È una manovra finanziaria. Meloni e i sindacati sono d'accordo, si spartiscono i ricavi».
Tonino il Termosifone scribacchiò veloce: «Teoria del complotto cappuccino-espresso. Da approfondire».
Il ragionier Gualtieri si accese una sigaretta elettronica che sapeva di torta di compleanno e sospirò:
«Io l'ho sempre detto: se scioperano tutti, alla fine vince chi non sciopera. Cioè noi. Noi del Bar Sport. Venerdì apriamo alle cinque del mattino e chiudiamo a mezzanotte. Facciamo il pienone. Mettiamo il cartello: “Qui si lavora, si beve e si bestemmia liberamente”».
La Mirella batté il pugno sul tavolo, rischiando di rovesciare il caffè corto-ma-non-troppo:
«Io porto i ferri da maglia! Sciopero o non sciopero, io venerdì finisco la sciarpa per mio nipote. Se passa il 32 non arriva a Natale, e morta lì».
Peppone si grattò la barba e lasciò cadere una chiave inglese sul pavimento, facendo un rumore da attentato.
«E se bloccano anche le pompe di benzina? Io ho il furgone con tre gocce. Se resto a secco venerdì, devo spingere fino a Omegna. A mano. In salita».
El Poeta alzò le braccia al cielo e declamò:
«Sciopero o non sciopero, qui si sta in piedi
chiudiamo solo quando muore il bidet»
Calorifero annuì serio:
«E comunque, se davvero si ferma tutto, almeno per un giorno non arriva il rappresentante delle macchinette. Quello che vuole cambiarci il caffè con le cialde. Quello sì che è un nemico del popolo».
Tonino chiuse il taccuino con solennità:
«Allora è deciso. Cronaca ufficiale del Bar Sport, 24 novembre 2025: mentre l'Italia si ferma, Briga Novarese resiste. Con cappuccino, brioche e sciarpa a metà. E se il 28 novembre il mondo finisce, noi saremo qui. A fare la rivoluzione. Una tazzina alla volta».
E fuori pioveva, ma dentro il Bar Sport il riscaldamento era al massimo, come sempre.
Perché certi posti non scioperano mai.
Nemmeno se glielo ordina il Papa in persona.Leggi tutto...
Satira
5 Dicembre - 2.856 visualizzazioni ### Il braciere olimpico arriva al Bar Sport di Briga Novarese
Erano le sette e mezza di sera, e al Bar Sport di Briga Novarese il riscaldamento era rotto di nuovo. Otello “Calorifero”, dietro il bancone, scaldava l'ambiente con la sola forza del suo fiato da cappuccino triplo.
Tonino «il Termosifone», cronista ufficiale del bar e unico giornalista che scrive su tovaglioli a quadretti, entrò con la sciarpa fino al naso e il telefono in mano che sembrava un mattone del 1998.
«Ragazzi! Mattarella ha acceso il braciere olimpico! Milano-Cortina 2026! Ha detto “tregua olimpica”! Ha parlato di pace nel mondo!»
El Poeta, titolare e poeta occasionale, smise di lucidare il vetro della macchina del caffè e sparò la rima:
«Se tregua vuole il Presidente,
che mandi il braciere qui urgente:
qui fa più freddo che in Siberia,
e il ghiaccio lo facciamo in casa, senza skia.»
Il ragionier Gualtieri, che stava facendo la dichiarazione dei redditi 1987 per la settantatreesima volta, alzò la testa dal foglio Excel stampato su carta chimica:
«Tregua olimpica? Ma se qui ogni volta che arriva il conto del gas scoppia la terza guerra mondiale tra me e mia moglie!»
La Mirella, che da trentacinque anni ordina sempre “un caffè macchiato caldo ma non bollente, grazie”, sbuffò:
«Io la pace la vorrei tra le mie ginocchia. Ho freddo fino alle tonsille. Se Mattarella porta il braciere qui, glielo tengo acceso io tutta la notte, promesso.»
In quel momento entrò Peppone, il meccanico, con la barba congelata tipo stalattiti del Grotta Azzurra:
«Ho visto in televisione: il braciere è alto tre metri, pesa una tonnellata, lo portano in giro con la scorta! Io dico: invece di portarlo a Cortina, lo parcheggino qui davanti. Almeno scaldiamo i motorini la mattina.»
Tonino scribacchiava già sul tovagliolo:
«Titolo: “Mattarella accende la fiamma, Briga Novarese ancora al buio”. Sottotitolo: “Popolazione locale disposta a fare la staffetta 4x100 con la legna del caminetto”.»
Calorifero versò un giro di grappa “della casa” (cioè quella che tiene nascosta sotto il bancone dal 2011):
«Ragazzi, io ho la soluzione: facciamo una colletta, compriamo il braciere olimpico all'asta, lo mettiamo in mezzo al bar. Ci scaldiamo noi, scaldiamo i panini, scaldiamo pure i sogni. Tanto a Cortina hanno già la neve, noi abbiamo solo la nebbia e il mutuo.»
Entrò allora il professor Pautasso, insegnante di educazione fisica in pensione e cliente occasionale:
«Attenzione! Ho letto che la fiamma non si può spegnere mai! È eterna! Se la portiamo qui, addio bolletta del gas per sempre!»
Silenzio. Poi il ragionier Gualtieri, con gli occhi lucidi:
«Per la prima volta nella vita… sono favorevole a un debito pubblico.»
El Poeta chiuse il cerchio con una rima da standing ovation:
«Se il braciere arriva a Briga,
niente più freddo e niente briga:
tutti abbracciati intorno al fuoco,
e il Poeta vi fa anche lo sciroppo di mirtillo rosso,
che tanto è l'unico rosso che ci possiamo permettere.»
Tonino alzò il tovagliolo come fosse la bandiera a scacchi:
«Esclusiva mondiale! Briga Novarese si candida a ospitare le Olimpiadi Invernali 2026! Discipline proposte: slalom tra le buche di via Roma, bob con il carrello del supermercato, e pattinaggio artistico sul ghiaccio del ruscelletto dietro la chiesa (quando gela).»
Calorifero spense la luce al neon che tremava da vent'anni e accese una candela (l'unica che aveva):
«Brindiamo, gente. Alla fiamma olimpica. Che arrivi presto.
Perché se aspettiamo il riscaldamento comunale,
alle prossime Olimpiadi ci qualifichiamo direttamente per lo skeleton… da congelati.»
E tutti alzarono il bicchierino, mentre fuori la nebbia si faceva sempre più densa e dentro il Bar Sport, per una volta, si sentiva quasi caldo. Quasi.Leggi tutto...
Satira
30 Novembre - 3.425 visualizzazioni ### «Jermak licenziato! Il mondo trema, il Bar Sport no» - Cronaca di Tonino «il Termosifone», Briga Novarese, 30 novembre 2025, ore 11:17 (più o meno)
El Poeta sta lucidando il bancone con lo straccio che usa dal 1998, quello con la scritta “Italia '90 – Non si piange sul latte versato”. Entra Tonino «il Termosifone», cappotto aperto anche se fuori ci sono meno due gradi, perché lui “deve far circolare l'aria calda del pensiero”.
— Ragazzi! — urla agitando il Corriere — Hanno licenziato Jermak! Andrii Jermak! Il capo di gabinetto di Zelensky! È ufficiale! Perquisizioni! Corruzione! È la fine del mondo!
Il ragionier Gualtieri, che sta facendo i conti della pensione da quindici anni e ancora non gli tornano, alza un sopracciglio:
— Jermak? Ma non era quello che vendeva i termosifoni russi al mercato nero?
— No, ragioniere, quello era Jermakoff, il cugino. Questo è più importante: era l'uomo-ombra di Zelensky! Praticamente il Rasputin di Kiev!
La Mirella, che sta mangiando il suo solito toast «senza crosta perché la crosta è fascista», sbotta:
— Ma se licenziano il capo di gabinetto, chi è che adesso gli porta il caffè al presidente? Eh? Chi gli stira le divise mimetiche? Chi gli dice «Volodymyr, caro, oggi non bombardare che piove»?
Peppone, barba unta di nafta e mani nere come la sua coscienza fiscale, ride così forte che gli cade la sigaretta dentro il cappuccino:
— Io lo sapevo! Me l'aveva detto un cliente ucraino della officina: «Peppone, quando finisce benzina, finisce anche governo». E infatti! Niente più nafta russa, niente più Jermak!
Otello «Calorifero», il barista, versa un altro giro di grappa «per scaldare la geopolitica» e sentenzia:
— Ragazzi, è semplice: Zelensky ha aperto il frigo, ha visto che non c'era più il burro, ha dato la colpa a Jermak e l'ha buttato fuori a calci. Succede in tutte le famiglie.
Entra il professor Cavenaghi, ex insegnante di storia in pensione che corregge ancora i compiti immaginari:
— Permettete una riflessione colta? Jermak era il Richelieu dell'Est. Ora senza Richelieu resta solo Luigi XIII con la felpa verde. E Luigi XIII, si sa, non ha mai vinto una guerra.
Tonino sale sulla sedia traballante (quella riservata alle grandi occasioni) e legge il comunicato ufficiale con voce da radiocronaca:
— «Il presidente ha accettato le dimissioni… bla bla… lotta alla corruzione… bla bla… continuità dello Stato». Continuità! Come il mio abbonamento al gas che mi arriva anche se non pago da tre mesi!
La Mirella alza il toast come fosse una bandiera:
— Io propongo un minuto di silenzio. Per Jermak. Poveretto, adesso dovrà cercarsi un lavoro vero. Magari apre un chiosco di varenyky a Milano Marittima.
Peppone si batte il petto unto:
— Io lo assumo! Gli faccio revisionare i trattori! Tanto i trattori russi li conosce meglio di me!
El Poeta, che non resiste, butta lì la rima del giorno:
«Jermak se ne va,
Zelensky resterà,
ma senza il suo uomo
beve il caffè… da solo, che tristezza che fa!»
Tutti applaudono tranne il ragionier Gualtieri, che scuote la testa:
— Io non capisco. Se licenziano il capo di gabinetto per corruzione, perché da noi i capi di gabinetto sono ancora tutti al loro posto? Qui c'è qualcosa che non torna.
Tonino gli dà una pacca sulla spalla:
— Ragioniere, è semplice: da noi la corruzione è un'arte riconosciuta dall'Unesco. In Ucraina è ancora dilettantismo.
Otello alza il bicchiere:
— Brindiamo, ragazzi! A Jermak, che almeno lui è stato licenziato. Qui a Briga Novarese dobbiamo ancora aspettare il 2087 per vedere un licenziamento vero.
E il Bar Sport, alle 11:43 del 30 novembre 2025, brinda all'unico uomo al mondo che è stato buttato fuori da un palazzo più freddo di questo bar. E pazienza se fuori nevica: dentro, almeno, c'è ancora il termosifone umano che racconta balle.
E la guerra continua.
E il caffè anche.
E Jermak, chissà, magari domani apre un bar tutto suo.
Lo chiamerà «Bar Rasputin».
E lì sì che farà caldo.Leggi tutto...
Vaccata
23 Novembre - 3.641 visualizzazioni Bar Sport di Briga Novarese, ore 10:37 di una domenica che piove come se Dio avesse dimenticato il rubinetto aperto.
Al bancone, Otello detto «Calorifero» sta asciugando un bicchiere con la stessa energia di chi spolvera la tomba di famiglia: lento, solenne, quasi commosso.
Entra Tonino «il Termosifone», cronista ufficiale del bar, con il cappotto fradicio e l'aria di chi ha appena scoperto l'America ma si è dimenticato di portarla a casa.
«Ragazzi, notizia bomba!» urla, spruzzando acqua ovunque come un labrador felice.
«Hanno tolto i bambini alla famiglia del bosco!»
Silenzio. Persino la macchinetta del caffè sembra trattenere il respiro.
Il ragionier Gualtieri alza un sopracciglio così in alto che gli arriva alla stempiatura.
«Quale bosco? Quello dopo il cimitero o quello prima del discount?»
«Quello vero, ragioniere. Loro ci vivevano dentro. Capanna, fuoco, tre bimbi scalzi, papà con la barba fino alle ginocchia e mamma che sembrava la fata Turchina ma versione survival.»
El Poeta, titolare e rimatore, si pulisce le mani nel grembiule e sentenzia:
«Famiglia di bosco, che bel sogno antico,
li han portati via col codice civile in mano e il cuore di plastica.»
La Mirella, che stava limando l'unghia del mignolino come se fosse un'opera d'arte, sbotta:
«Ma vi rendete conto? Tre creature cresciute con l'aria buona, il canto degli uccelli, la libertà… e adesso li mettono in una comunità con le piastrelle bianche e la psicologa che gli chiede “come ti senti” ogni mezz'ora!»
Peppone, barba unta d'olio e mani nere come la sua coscienza fiscale, scuote la testa:
«Io lo dico da anni: se vuoi stare tranquillo in Italia devi vivere in un appartamento con l'amministratore rompicoglioni. Almeno lì nessuno ti porta via i figli perché “mancano le prese a terra”.»
Tonino si arrampica sullo sgabello come un reporter di guerra:
«Sentite il dettaglio: il giudice ha scritto “pericolo di mancata socializzazione”. Cioè, i bambini giocavano con le pigne invece che con l'iPad! È reato ormai?»
Calorifero, che di solito parla solo per chiedere “liscio o gassato”, si lascia andare:
«Ai miei tempi socializzavamo a botte di ceffoni dietro la chiesa. E guarda che bei sociopatici che siamo diventati.»
Gualtieri estrae il telefono, legge il comunicato del tribunale e scoppia a ridere:
«Qui c'è scritto che i piccoli “non conoscevano l'uso del water”. Ma signori miei, nemmeno io lo conosco! Io lo uso, sì, ma conoscerlo… è un water, non una persona!»
El Poeta si mette in posa tragica:
«Bimbi del bosco, ora imparerete il Wi-Fi,
la password è “benvenuti-nella-gabbia”,
e il lupo cattivo non ulula più,
fa l'assistente sociale e ti chiede i documenti.»
La Mirella si commuove davvero:
«Pensa che tra vent'anni quei tre diranno: “Papà, ma è vero che tu cagavi dietro un cespuglio?” e il padre piangerà in silenzio guardando il bagno piastrellato.»
Peppone alza il cappuccino come se fosse un calice:
«Brindiamo alla civiltà: abbiamo salvato tre bambini dal rischio di essere felici.»
Tonino chiude il cerchio, con gli occhi lucidi da cronista che ha visto troppi mondiali:
«E comunque, state tranquilli: il bosco resta lì. Vuoto. Pronto per la prossima famiglia che vorrà vivere libera…
fino al prossimo assistente sociale con la 500 bianca e il cuore di carta bollata.»
Calorifero riattacca a asciugare lo stesso bicchiere.
El Poeta sussurra:
«Nel bosco ora c'è solo silenzio,
e un water che nessuno userà mai.»
E fuori continua a piovere, come se anche il cielo, per una volta, fosse d'accordo con i matti del Bar Sport.Leggi tutto...
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