Chiacchiera
ieri alle ore 08:32 - 2.787 visualizzazioni
E' già martedì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno
Non riusciamo proprio
a crescere.
Quando qualcuno vede un altro che giudica “diverso” non si trattiene. Se sfugge al suo concetto di “ normale” scatta l'emarginazione. Ma se la diversità è il colore della pelle , giù ad insultarlo.
Non importa che il “non bianco” sia una donna e nemmeno che giochi nella squadra della tua città per la quale fai il tifo e addirittura paghi il biglietto per vederla e sostenerla.
No, prima viene il razzismo. Come è successo l'altro giorno a Pinerolo durante la partita di volley fra Monviso e Macerata. Nella prima squadra gioca Adhy Malual, 25 anni, nata a Roma da genitori originari del Sudan del Sud, fa parte della nazionale azzurra).
Durante l'incontro, ogni volta che Adhy tocca la palla partono insulti nei suoi confronti. Non solo verso di lei ma contro i parenti che sono in tribuna.
“Insulti, fischi costanti e commenti razzisti. Non per spronar solo per colpire “ dice l'atleta ovviamente molto amareggiata.
“Siamo onde dello stesso mare,
foglie dello stesso albero,
fiori dello stesso giardino”.
Lucio Anneo Seneca ha scritto queste parole due millenni fa. Ma sono sempre di attualità.
Non riusciamo proprio a crescere. Cultura, Progresso, Scuola, Famiglia, Politica, Società, noi cittadini: davanti al rispetto tutti colpevolmente in ritardo. Da sempre.
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Immagine: Adhy Manual , fonte Gazzetta dello Sport.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno
Non riusciamo proprio
a crescere.
Quando qualcuno vede un altro che giudica “diverso” non si trattiene. Se sfugge al suo concetto di “ normale” scatta l'emarginazione. Ma se la diversità è il colore della pelle , giù ad insultarlo.
Non importa che il “non bianco” sia una donna e nemmeno che giochi nella squadra della tua città per la quale fai il tifo e addirittura paghi il biglietto per vederla e sostenerla.
No, prima viene il razzismo. Come è successo l'altro giorno a Pinerolo durante la partita di volley fra Monviso e Macerata. Nella prima squadra gioca Adhy Malual, 25 anni, nata a Roma da genitori originari del Sudan del Sud, fa parte della nazionale azzurra).
Durante l'incontro, ogni volta che Adhy tocca la palla partono insulti nei suoi confronti. Non solo verso di lei ma contro i parenti che sono in tribuna.
“Insulti, fischi costanti e commenti razzisti. Non per spronar solo per colpire “ dice l'atleta ovviamente molto amareggiata.
“Siamo onde dello stesso mare,
foglie dello stesso albero,
fiori dello stesso giardino”.
Lucio Anneo Seneca ha scritto queste parole due millenni fa. Ma sono sempre di attualità.
Non riusciamo proprio a crescere. Cultura, Progresso, Scuola, Famiglia, Politica, Società, noi cittadini: davanti al rispetto tutti colpevolmente in ritardo. Da sempre.
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Immagine: Adhy Manual , fonte Gazzetta dello Sport.
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Eccerto perché per la sinistra c'è genocidio di seria A e genocidio si serie B.