Satira
19 Dicembre - 3.303 visualizzazioni
### Napoli in finale di Supercoppa Italiana
Nel Bar Sport di Briga Novarese, dove l'aria sa sempre di caffè bruciato e di sogni non realizzati, è una sera di dicembre che sembra uscita da un presepe rotto. Le luci di Natale lampeggiano a intermittenza come se avessero l'epilessia, e il jukebox, che non funziona dal '98, ogni tanto emette un rantolo che pare un lamento di balena arenata.
Tonino «il Termosifone», il nostro cronista ufficiale, entra di corsa, rosso in faccia come se avesse appena corso la maratona di New York in ciabatte. Ha il cappotto aperto, la sciarpa che gli arriva alle ginocchia e un giornale arrotolato come se fosse una spada. Sale sul tavolino più vicino – quello dove di solito gioca a carte il ragionier Gualtieri – e urla con voce da banditore di paese: «Signori! Il Napoli è in finale di Supercoppa! Due a zero al Milan! Doppio Hojlund! A Riyad, nientemeno!».
El Poeta, il titolare, che sta asciugando un bicchiere con uno strofinaccio che ha visto tempi migliori, alza un sopracciglio e butta lì la sua rima: «Hojlund segna due volte, / il Milan piange in silenzio, / Conte ride sulle volte, / del deserto arabico immenso».
Il ragionier Gualtieri, cliente fisso da quando esiste il concetto di cliente fisso, smette di contare i punti della briscola e scuote la testa. «Due a zero al Milan? Ma va' là, Tonino. Sarà stato un miraggio. A Riyad fa così caldo che pure i gol evaporano. Io dico che domani scopriamo che era un ologramma, uno di quei trucchi che fanno gli sceicchi per vendere più petrolio».
La Mirella, seduta al bancone con il suo cappuccino che ormai è freddo da tre quarti d'ora, sbuffa: «Ma perché dobbiamo sempre giocare laggiù? Una volta la Supercoppa si vinceva a Pechino, poi a Gedda, ora a Riyad. La prossima volta la fanno direttamente sulla Luna, così almeno c'è gravità zero e il pallone vola da solo. Io dico che è tutta una scusa per non far vincere la Juventus, che lì fa troppo freddo per i sauditi».
Il Peppone, il meccanico con la barba che sembra un tappeto persiano rovesciato, sta smontando mentalmente un motore immaginario con un cacciavite fatto di stuzzicadenti. «Due gol di Hojlund? Quello è danese, no? I danesi segnano solo quando c'è la nebbia padana. Qui è sabbia, caldo, cammelli. Secondo me ha sbagliato porta due volte e l'arbitro, accecato dal sole, ha convalidato lo stesso. Oppure Conte gli ha promesso un prosciutto di Parma per ogni gol. Funziona sempre».
Otello, detto «Calorifero» perché quando serve i caffè sembra che scotti pure l'anima, interviene dalla cassa con la sua voce profonda: «Ragazzi, lasciate perdere. Il calcio moderno è come il mio termosifone: promette calore, ma alla fine ti lascia congelato. Il Napoli vince, il Milan perde, l'Inter stasera gioca contro il Bologna… e domani? Domani è un altro giorno, e noi saremo sempre qui, a commentare come se avessimo allenato Pelé».
Il professor Bassi, insegnante di educazione fisica in pensione che nessuno ha mai visto fare sport, aggiunge la sua: «Io l'ho visto, il Napoli. Giocano un calcio poetico. Hojlund corre come un ghepardo con le ali. Il Milan invece sembrava una Panda 30 del '85 in salita: tossiva, arrancava, poi si è fermata. Due schiaffi e buonanotte».
Tonino «il Termosifone», non contento, continua a gesticolare dal tavolino: «E sapete cosa? Conte a fine partita ha detto che è solo l'inizio! L'inizio di cosa? Della conquista del deserto? Della costruzione di un nuovo Colosseo fatto di petrolio? Io dico che il Napoli vincerà la Supercoppa, poi la Champions, poi il Mondiale per club, e alla fine comprerà pure Briga Novarese per farne un parcheggio».
El Poeta chiude il discorso con un'altra rima, alzando il bicchiere di grappa: «Napoli in finale va, / Hojlund come un razzo sparò, / noi qui restiamo a chiacchierar, / che tanto il mondo continuerà».
E così, nel Bar Sport, tra un cappuccino freddo, una briscola interrotta e un jukebox che rantola, il Napoli è già campione del mondo, il Milan è già retrocesso, e la Supercoppa è già nostra. Domani, forse, arriverà un'altra notizia. Ma stasera, a Briga Novarese, il deserto è azzurro, e va bene così.
Nel Bar Sport di Briga Novarese, dove l'aria sa sempre di caffè bruciato e di sogni non realizzati, è una sera di dicembre che sembra uscita da un presepe rotto. Le luci di Natale lampeggiano a intermittenza come se avessero l'epilessia, e il jukebox, che non funziona dal '98, ogni tanto emette un rantolo che pare un lamento di balena arenata.
Tonino «il Termosifone», il nostro cronista ufficiale, entra di corsa, rosso in faccia come se avesse appena corso la maratona di New York in ciabatte. Ha il cappotto aperto, la sciarpa che gli arriva alle ginocchia e un giornale arrotolato come se fosse una spada. Sale sul tavolino più vicino – quello dove di solito gioca a carte il ragionier Gualtieri – e urla con voce da banditore di paese: «Signori! Il Napoli è in finale di Supercoppa! Due a zero al Milan! Doppio Hojlund! A Riyad, nientemeno!».
El Poeta, il titolare, che sta asciugando un bicchiere con uno strofinaccio che ha visto tempi migliori, alza un sopracciglio e butta lì la sua rima: «Hojlund segna due volte, / il Milan piange in silenzio, / Conte ride sulle volte, / del deserto arabico immenso».
Il ragionier Gualtieri, cliente fisso da quando esiste il concetto di cliente fisso, smette di contare i punti della briscola e scuote la testa. «Due a zero al Milan? Ma va' là, Tonino. Sarà stato un miraggio. A Riyad fa così caldo che pure i gol evaporano. Io dico che domani scopriamo che era un ologramma, uno di quei trucchi che fanno gli sceicchi per vendere più petrolio».
La Mirella, seduta al bancone con il suo cappuccino che ormai è freddo da tre quarti d'ora, sbuffa: «Ma perché dobbiamo sempre giocare laggiù? Una volta la Supercoppa si vinceva a Pechino, poi a Gedda, ora a Riyad. La prossima volta la fanno direttamente sulla Luna, così almeno c'è gravità zero e il pallone vola da solo. Io dico che è tutta una scusa per non far vincere la Juventus, che lì fa troppo freddo per i sauditi».
Il Peppone, il meccanico con la barba che sembra un tappeto persiano rovesciato, sta smontando mentalmente un motore immaginario con un cacciavite fatto di stuzzicadenti. «Due gol di Hojlund? Quello è danese, no? I danesi segnano solo quando c'è la nebbia padana. Qui è sabbia, caldo, cammelli. Secondo me ha sbagliato porta due volte e l'arbitro, accecato dal sole, ha convalidato lo stesso. Oppure Conte gli ha promesso un prosciutto di Parma per ogni gol. Funziona sempre».
Otello, detto «Calorifero» perché quando serve i caffè sembra che scotti pure l'anima, interviene dalla cassa con la sua voce profonda: «Ragazzi, lasciate perdere. Il calcio moderno è come il mio termosifone: promette calore, ma alla fine ti lascia congelato. Il Napoli vince, il Milan perde, l'Inter stasera gioca contro il Bologna… e domani? Domani è un altro giorno, e noi saremo sempre qui, a commentare come se avessimo allenato Pelé».
Il professor Bassi, insegnante di educazione fisica in pensione che nessuno ha mai visto fare sport, aggiunge la sua: «Io l'ho visto, il Napoli. Giocano un calcio poetico. Hojlund corre come un ghepardo con le ali. Il Milan invece sembrava una Panda 30 del '85 in salita: tossiva, arrancava, poi si è fermata. Due schiaffi e buonanotte».
Tonino «il Termosifone», non contento, continua a gesticolare dal tavolino: «E sapete cosa? Conte a fine partita ha detto che è solo l'inizio! L'inizio di cosa? Della conquista del deserto? Della costruzione di un nuovo Colosseo fatto di petrolio? Io dico che il Napoli vincerà la Supercoppa, poi la Champions, poi il Mondiale per club, e alla fine comprerà pure Briga Novarese per farne un parcheggio».
El Poeta chiude il discorso con un'altra rima, alzando il bicchiere di grappa: «Napoli in finale va, / Hojlund come un razzo sparò, / noi qui restiamo a chiacchierar, / che tanto il mondo continuerà».
E così, nel Bar Sport, tra un cappuccino freddo, una briscola interrotta e un jukebox che rantola, il Napoli è già campione del mondo, il Milan è già retrocesso, e la Supercoppa è già nostra. Domani, forse, arriverà un'altra notizia. Ma stasera, a Briga Novarese, il deserto è azzurro, e va bene così.
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Hojlund e David Neres👍
Maledizione, adesso sono fuori casa. Appena torno correggo.
Grazie.
Allora facciamo finta di niente 😁😁😁