Satira
2 Ottobre - 4.179 visualizzazioni
Manifestare per la pace bloccando l'Italia: brillante. Perché nulla dice "dialogo" come impedire a un'ambulanza di passare.
È il nuovo attivismo gourmet: zero contenuti, ma con impatto urbano garantito.
Sventoli bandiere, urli slogan, paralizzi il Paese… e poi ti offendi se qualcuno ti chiede il motivo. Ma tranquillo: la maggior parte dei ragazzi intervistati non lo sa nemmeno. Protestano per sentito dire, per imitazione, per sport. Il corteo è il messaggio. Il disagio è il programma. Il traffico è il nemico.
Grazie, cari pacifisti da marciapiede, per averci insegnato che la pace si conquista a colpi di clacson e bestemmie in tangenziale. Che il pensiero critico si misura in minuti di ritardo. Che la solidarietà internazionale passa per il blocco dei treni regionali.
E grazie per aver trasformato l'indignazione in coreografia, il dissenso in rumore, e la coscienza civile in una scusa per saltare le lezioni. Il mondo vi guarda. E si chiede: ma questi, esattamente… contro cosa stanno protestando?
È il nuovo attivismo gourmet: zero contenuti, ma con impatto urbano garantito.
Sventoli bandiere, urli slogan, paralizzi il Paese… e poi ti offendi se qualcuno ti chiede il motivo. Ma tranquillo: la maggior parte dei ragazzi intervistati non lo sa nemmeno. Protestano per sentito dire, per imitazione, per sport. Il corteo è il messaggio. Il disagio è il programma. Il traffico è il nemico.
Grazie, cari pacifisti da marciapiede, per averci insegnato che la pace si conquista a colpi di clacson e bestemmie in tangenziale. Che il pensiero critico si misura in minuti di ritardo. Che la solidarietà internazionale passa per il blocco dei treni regionali.
E grazie per aver trasformato l'indignazione in coreografia, il dissenso in rumore, e la coscienza civile in una scusa per saltare le lezioni. Il mondo vi guarda. E si chiede: ma questi, esattamente… contro cosa stanno protestando?





Io non mi candido perché non ho il fegato di fingere di non averlo. Perché non mi basta una poltrona per sentirmi utile, né una cravatta per sembrare credibile. Perché non ho bisogno di promettere il cambiamento: lo pratico, ogni volta che rifiuto di partecipare al teatrino.
Troppo onesto? Sicuro. Troppo coerente? Decisamente. Troppo sveglio per farmi fotografare accanto a chi ha fatto carriera nel nulla, vendendo soluzioni preconfezionate e indignazione a ore.
Preferisco restare fuori, dove la coscienza non si compra e la dignità non si baratta.
Raccogliere i frutti? Ma quali, scusa? Se questa sedicente rivoluzione è guidata da una sinistra senza idee, senza visione, senza nemmeno il coraggio di confrontarsi, allora i frutti sono marci prima ancora di nascere.
Io non ho mai aspettato che altri mi spianassero la strada. Le mie posizioni, il mio lavoro, la mia dignità sono il risultato di fatica vera, non di slogan vuoti o indignazione a ore.
Non mi serve mettermi in gioco in un teatrino dove il copione è già scritto e i protagonisti recitano a vuoto. Preferisco restare dove si costruisce davvero, lontano dalle pose e dalle poltrone.
La rivoluzione? Se deve essere questa, grazie ma passo.