Satira
2 Ottobre - 3.533 visualizzazioni
Due fucilieri italiani trattenuti in India per due anni.
La nave era in acque internazionali, ma il governo Monti preferì fare yoga diplomatico invece di alzare la voce.
Mobilitazione? Nessuna.
Indignazione? Solo nei corridoi, a bassa voce, per non disturbare il galateo internazionale.
Ora invece, la sinistra si strappa le vesti per ogni goccia di mare.
Curioso come la geografia cambi a seconda della convenienza: le acque internazionali diventano territoriali se serve a fare la morale, e tornano internazionali se bisogna lavarsene le mani.
La matematica istituzionale è semplice: 2 militari italiani = problema da archiviare
1 nave italiana = dettaglio tecnico
indignazione selettiva = unica vera bandiera
Ma tranquilli, tutto sotto controllo. La sinistra ha appena riscoperto il concetto di sovranità, purché sia utile per il teatrino del giorno.
La nave era in acque internazionali, ma il governo Monti preferì fare yoga diplomatico invece di alzare la voce.
Mobilitazione? Nessuna.
Indignazione? Solo nei corridoi, a bassa voce, per non disturbare il galateo internazionale.
Ora invece, la sinistra si strappa le vesti per ogni goccia di mare.
Curioso come la geografia cambi a seconda della convenienza: le acque internazionali diventano territoriali se serve a fare la morale, e tornano internazionali se bisogna lavarsene le mani.
La matematica istituzionale è semplice: 2 militari italiani = problema da archiviare
1 nave italiana = dettaglio tecnico
indignazione selettiva = unica vera bandiera
Ma tranquilli, tutto sotto controllo. La sinistra ha appena riscoperto il concetto di sovranità, purché sia utile per il teatrino del giorno.





Più che un corteo fu una passeggiata ma hai ragione c'è stata .
Ma analizziamoli:
2013: Marò abbandonati.
2025: scioperi con catering, con ricchi premi e cotillon
Nel 2013, 2.000 persone sotto la pioggia marciavano per riportare a casa due militari italiani detenuti in India.
Nessuna vetrina sfondata , nessun blocco stradale, nessun hashtag sponsorizzato.
Solo dignità, fanfare e uno striscione: Non vi lasceremo soli.
Il governo? Bonino-style: Non è una priorità. 😞
Tradotto: Ci disturbate. 👏
Oggi invece, basta un contratto scaduto o un algoritmo antipatico e Roma si trasforma in un escape room:
Metro ferma - Ambulanze in sciopero - Logistica evaporata - Dirette streaming con sottotitoli in 4 lingue .
E la sinistra? Nel 2013: muta come un tombino in agosto.
Nel 2025: megafoni, podcast, e panel su Twitch per ogni causa con potenziale virale.
Conclusione? Quando serviva coraggio, si scelse il silenzio.
Oggi, si sceglie il rumore . Ma il rumore non sempre è voce.
Decine di vetrine sfondate? Gravissimo. Ma non rivoluzionario.
È il vandalismo da outlet ideologico: due idioti col passamontagna che pensano di liberare Gaza distruggendo la vetrina di chi vende scarpe a rate. E chi paga? Sempre i soliti: lavoratori, commercianti, gente che non ha tempo per i cortei perché lavora davvero.
Migliaia in corteo? Sì, ma per cosa? Per Gaza? Per il diritto alla protesta? O per il diritto a bloccare il paese ogni tre giorni con lo sciopero a richiesta? Il corteo è il nuovo aperitivo del dissenso: si va, si posta, si torna a casa.
Di Gaza, a molti, non frega niente. È solo il pretesto del giorno, come il clima, la pace, o l’ultima indignazione prêt-à-porter.
Quanto a me, niente fuso orario: sono rientrato in Italia, dove il jet lag è stato sostituito dal disagio permanente.
Lo sciopero è diventato una forma d’arte: non si sa chi lo fa, perché lo fa, ma intanto il treno non parte e il barista è in assemblea. È il disagio a richiesta, il caos su prenotazione.
Non sono filogovernativo, non sono trumpiano, non sono nemmeno nostalgico del fax.
Sono liberale: credo nella libertà vera, non quella da hashtag.
Quella che non si esercita distruggendo, ma costruendo.
Anche se costa fatica e non fa trend.
E no, niente Facciabuco americano. In America non ti sbattono a Guantanamo per un meme sbagliato - al massimo ti bannano, ti demonetizzano e ti fanno trending per sbaglio.
Ma se ti azzardi a protestare nei regimi comunisti, lì sì che rischi la Siberia deluxe: viaggio di sola andata verso i gulag punitivi, con trattamento silenzioso e rieducazione inclusa.
Qui, per ora, possiamo ancora fare satira.
Finché non la mettono sotto il regime IVA, con bollo ironico e contributo obbligatorio all’Ufficio del Pensiero Consentito.
Mi hai dato del fazioso perché non applaudo ogni bandiera che sventola?.
Ma io non sono contro lo sciopero: sono contro il travestimento. Contro chi usa la rabbia come scenografia, la piazza come palcoscenico, la lotta come marketing. Se denuncio l’ambiguità, è perché rispetto la protesta vera.
Quella che non cerca riflettori, ma risposte. Quella che non urla per farsi sentire, ma per farsi capire.
P.S.: La domanda è aperta: secondo te, a cosa servono davvero questi scioperi e manifestazioni?
Non ti chiedo di capire, ma non confondere il disincanto con il disprezzo.
Gaza è un pretesto e lo sai, ma è anche una ferita aperta.
E se un giorno toccherà a me, spero tu abbia trovato parole migliori di quelle che hai scelto oggi.
Le manifestazioni pro Gaza sono più che legittime - sono espressione di coscienza, di solidarietà, di umanità, purquè non sfocino in violenza come purtroppo vediamo spesso, 2-10-100-1000 è sempre violenza e per questo li condannerò sempre.
Ma la strumentalizzazione politica, quella no. Quella è un insulto a chi scende in piazza per convinzione, non per convenienza.
Chi usa il dolore altrui per fare propaganda, chi cavalca la tragedia per tornaconto ideologico, non sta difendendo nessuno: sta solo parlando di sé. E mentre le piazze gridano giustizia, certi fenomeni rispondono con cinismo strumentale.
La differenza è tutta lì: tra chi lotta per i diritti di qualcuno e chi li usa come bandiera di comodo.