Satira
18 Maggio - 3.430 visualizzazioni
Scegliere di non andare a votare è forse discutibile, ma legittimo, invitare all'astensione no: è un reato. Questa la bombetta sganciata ieri da Michele Ainis con un articolo scritto per Repubblica. A quanto pare, pure se non lo sa nessuno, lo dice il testo unico delle leggi elettorali in vigore dal 1948, all'articolo 98: chiunque ricopra una carica pubblica e cerchi di “costringere” o anche solo “indurre” all'astensione è punito con la reclusione, da sei mesi a tre anni. Con un riferimento diretto, all'articolo 51, a “voti o astensioni di voto relativamente ai referendum”.
L'articolo, spiega Ainis, si riferisce al pubblico ufficiale che potrebbe ad esempio ostacolare materialmente l'esercizio del voto, magari non facendo installare i seggi, ma prevede anche la sola azione, appunto di “indurre” al non voto, giacché in quanto carica pubblica, quando si esprime, esercita il suo potere nei confronti dei cittadini.
Quando La Russa, presidente del Senato e seconda carica dello Stato, dichiara pubblicamente di voler impegnarsi a far campagna perché gli elettori non vadano a votare ai referendum dell'8 e 9 giugno, sta certamente esponendo il suo pensiero, ma in virtù della sua posizione, quindi, sta anche probabilmente violando la legge, quella legge, e lo stesso vale per Salvini, Tajani e per tutti quei rappresentanti ed eletti di partiti vari che stanno facendo lo stesso, in qualche caso pure da aree liberal dell'opposizione.
Dubitando che a breve si sentano tintinnare le manette, l'articolo di Ainis è di aiuto almeno per rispondere ai tantissimi che in questi giorni, di fronte alla smaccata propaganda astensionista di alte cariche dello Stato, si mettono a relativizzare, spiegando che dopotutto le regole del gioco sono queste: e invece no, sono altre. Sono le loro riflessioni che andrebbero portate al macero, e non le schede elettorali.
L'articolo, spiega Ainis, si riferisce al pubblico ufficiale che potrebbe ad esempio ostacolare materialmente l'esercizio del voto, magari non facendo installare i seggi, ma prevede anche la sola azione, appunto di “indurre” al non voto, giacché in quanto carica pubblica, quando si esprime, esercita il suo potere nei confronti dei cittadini.
Quando La Russa, presidente del Senato e seconda carica dello Stato, dichiara pubblicamente di voler impegnarsi a far campagna perché gli elettori non vadano a votare ai referendum dell'8 e 9 giugno, sta certamente esponendo il suo pensiero, ma in virtù della sua posizione, quindi, sta anche probabilmente violando la legge, quella legge, e lo stesso vale per Salvini, Tajani e per tutti quei rappresentanti ed eletti di partiti vari che stanno facendo lo stesso, in qualche caso pure da aree liberal dell'opposizione.
Dubitando che a breve si sentano tintinnare le manette, l'articolo di Ainis è di aiuto almeno per rispondere ai tantissimi che in questi giorni, di fronte alla smaccata propaganda astensionista di alte cariche dello Stato, si mettono a relativizzare, spiegando che dopotutto le regole del gioco sono queste: e invece no, sono altre. Sono le loro riflessioni che andrebbero portate al macero, e non le schede elettorali.
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Thaimax: Ma leggi quello che scrivi?
18 Maggio alle ore 14:35 · Ti stimo · Rispondi

carlettone: Thaimax io si, tu limitati a guardare le figure
18 Maggio alle ore 23:00 · Ti stimo · Rispondi