Satira
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carlettonelivello 14
4 Maggio - 4.571 visualizzazioni
È da una mezz'ora che mi interrogo su un particolare passaggio dell'intervista rilasciata stamani dall'on. Bignami, capogruppo Fdi alla Camera, sul tema del lavoro.
Dice: "A noi non convince il salario minimo perché ci convince un salario giusto".
Mi affascina come concetto, che trovo a tratti persino rivoluzionario. Perché sembra disancorare il concetto di retribuzione da un paradigma matematico ben definito a chiaro, portandolo su un piano metafisico, dell'iperuranio, introducendo una nuova unità di misura: la “giustezza”.
In questa nuova dimensione, la determinazione del salario diventa una sensazione. Un'idea, un valore morale. Un campo quantico della retribuzione: è difficile definirlo a parole, perché siamo alla rottura della terza dimensione. E l'aspetto straordinario di questa visione è che, venendo meno i “minimi” (e quindi, a rigor di logica, anche i “massimi&rdquo😉, in cui Bignami ha chiaramente detto di non credere (altra grande rivelazione: ne sono sconvolto), il salario diventa potenzialmente infinito, tanto verso l'alto quanto verso il basso: una retribuzione teoricamente inafferrabile che può esser ricondotta sul piano fisico, terreno, solo da quella nuova unità di misura, appunto la “giustezza”.
Purtroppo il dott. On. Bignami non
ci spiega però quali logiche segua questo nuovo coefficiente. Cioè su che basi esso si fermi nella ormai infinita retta del salario. E soprattutto chi lo decida e su quali principi condivisi, onde evitare soggettività.
Trovo altresì interessante l'esperimento normativo che ci attende.
Sarà intrigante vedere la gente applicarlo con soggettive considerazioni di “giusto” alle contrattazioni non solo sui salari, ma alle tasse da versare, la compravendita di immobili e la spesa al supermercato.
Grazie, prof. Bignami.
E buona domenica.
...che, poi, basta guardarlo eh...
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Vaccata