Chiacchiera
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2 Maggio - 2.628 visualizzazioni
E' già venerdì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno

Un nome per non dimenticare.

Una scala e una scritta su un foglio di carta. E un po' di colla.
Protagonisti i ragazzi della “Rete degli Studenti Medi” del Lazio che hanno voluto ricordare a Roma il 1° maggio con un'azione simbolica. Di grande significato sociale .
L'altra notte solo saliti fino alla lapide con l'intestazione di due vie e di tre piazze. Ricordano luoghi , persone e storia proprio nel cuore della città. Hanno sostituito il nome inciso con quello di morti sul lavoro.
E così ,proprio nello stesso cuore della città – quasi chiedendo scusa a luoghi, persone e storia- hanno lanciato un appello alla Società, alla politica e alla gente a intervenire per fermare una tragedia che non ha fine. Hanno voluto ricordare che sono stati più di mille i decessi nel 2024 e oltre cento nei primi due mesi del 2025
Così via di Trastevere , sede del Ministero dell'Istruzione, è diventato viale Lorenzo Parelli, lo studente di 18 anni morto a Udine nel percorso scuola- lavoro .
Piazza Vittorio Emanuele è stata nominata piazza Satnam Singh. Aveva 31 anni il bracciante indiano abbandonato in una strada di Latina.
Piazza dell'Immacolata è stata intitolata a Luana D'Orazio, morì a 22 anni in un ingranaggio in un orditorio a Prato.
Via di Santa Croce in Gerusalemme per gli studenti dovrebbe essere chiamata via Peter Isiwele . E' morto precipitando nell'ascensore che stava riparando.
Infine, la centrale Piazza della Repubblica è diventata Piazza Massimo Mirabelli : aveva 76 anni, è morto sul lavoro, non gli bastava la pensione per vivere.
Così i ragazzi spiegano il loro clamoroso gesto: “Nel nostro Paese, sono morte più di 25 mila persone dal 2005 ad oggi sul proprio posto di lavoro questo non è accettabile in uno stato democratico: abbiamo bisogno di cambiare il mondo del lavoro. Dobbiamo cambiare questo mondo del lavoro che oggi sfrutta, rende precari e soprattutto uccide: possiamo farlo votando cinque sì l'8 e il 9 giugno. Vogliamo un lavoro sicuro, vogliamo un futuro”.
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