Chiacchiera
26 Gennaio - 3.603 visualizzazioni
C'era una volta la trattoria da Maria la Zozza che tu andavi e lei ti faceva da mangiare che godevi come un porco che gli regalano un buono per i fanghi termali
Ordinavi un piatto di ravioli, Maria te li portava con tanto di pollice nel piatto, ti insultava pure perché comunque te lo meriti però mangiavi bene e spendevi poco.
Fine.
Un giorno sono arrivati gli chef stellati e le stelle gliele dà la Michelin che nella vita fa i copertoni e questo già dovrebbe far riflettere.
Insomma mi hanno portato in questo ristorante super extra lusso che prima di entrare ho dato un'occhiata al menu e l'unica cosa che posso permettermi è lavarmi le mani
Il cameriere è un ingegnere dell'MIT che parla 16 lingue compreso lo swahili, viene a prenderci all'ingresso per accompagnarci al tavolo e già che ci siamo ci fa fare una visita guidata del ristorante ma ci prega di non fotografare i piatti perché il flash rovina la composizione molecolare del brodo.
Il tavolo è un pezzo unico del grande Scrotofava, uno scultore contemporaneo noto per lavorare il marmo a capocciate.
Il menù naturalmente non comprende la carbonara ma i piatti sono robe tipo:
-Taglierini di pasta filata rasata a mano ottenuta seducendo i chicchi di grano con una suadente danza maori e conditi con una riduzione al vino che una volta era il sangue dell'onnipotente.
-Straccetti di cavallo fatti sul momento che se li ordini ti chiamiamo in cucina e ti scegli il cavallo da un catalogo di cavalli che accettano spontaneamente di sacrificarsi per il tuo nutrimento
-Origami di carni selezionate da animali iscritti al Mensa che hanno passato il test di Turing
-Tiramisù scomposto che noi ti diamo i buoni pasto per il Carrefour e tu ti compri gli ingredienti e te lo fai a casa.
Il resto del menù è occupato da foto dello chef mentre fa qualsiasi cosa tranne cucinare quindi abbiamo foto dello chef mentre si depila l'ano, foto dello chef mentre battezza degli innocenti al fiume, foto dello chef mentre cavalca persone che a loro volta cavalcano orsi.
Tutte robe di cui a nessuno frega una beneamata ceppa di verga.
Andrebbe comunque tutto bene dato che se vai in un posto così ti aspetti un certo tipo di trattamento.
Il problema è che non mangi una mazzafrusta.
Ma niente proprio.
Le porzioni sono esperimenti di microbiologia, gli spaghetti erano due di numero e a lato c'erano 4 gocce di sugo che tu arrotolavi lo spaghetto e poi facevi scarpetta nelle gocce di sugo.
Ma come si fa a mangiare così?
Mi sono anche un po' alterato e ho chiesto al cameriere che mi ha spiegato che devo godermi l'esperienza così com'è stata pensata dallo chef e a me sto chef sta già solennemente sulle ricordelle pubiche.
Maremma impestata quando mi dicono che devo godermi l'esperienza gli darei degli scapaccioni sulle chiappe con il battipanni.
Ovviamente il conto è altissimo e sulle prime ho il dubbio che con quella cifra mi vogliano vendere anche il tavolo dello Scrotofava ma invece no, quella è la cifra per i due spaghetti e le 4 gocce di sugo che alla fine me le sono spalmate dietro le orecchie come lo Chanel.
E tu dici:
-Vabbeh sei liberissimo di andare in trattoria
A parte che chi ti ha chiesto niente ma sai qual è il problema? Che quelle trattorie lì stanno sparendo, ce ne sono sempre meno.
Un giorno quei piatti di ravioli diventeranno una leggenda raccontata davanti a una pietanza di nouvelle cuisine che mia nonna andrebbe in cucina e spiegherebbe due cose allo chef e poi vediamo la Michelin a chi dà le stelle.
#manuscrivecose
Ordinavi un piatto di ravioli, Maria te li portava con tanto di pollice nel piatto, ti insultava pure perché comunque te lo meriti però mangiavi bene e spendevi poco.
Fine.
Un giorno sono arrivati gli chef stellati e le stelle gliele dà la Michelin che nella vita fa i copertoni e questo già dovrebbe far riflettere.
Insomma mi hanno portato in questo ristorante super extra lusso che prima di entrare ho dato un'occhiata al menu e l'unica cosa che posso permettermi è lavarmi le mani
Il cameriere è un ingegnere dell'MIT che parla 16 lingue compreso lo swahili, viene a prenderci all'ingresso per accompagnarci al tavolo e già che ci siamo ci fa fare una visita guidata del ristorante ma ci prega di non fotografare i piatti perché il flash rovina la composizione molecolare del brodo.
Il tavolo è un pezzo unico del grande Scrotofava, uno scultore contemporaneo noto per lavorare il marmo a capocciate.
Il menù naturalmente non comprende la carbonara ma i piatti sono robe tipo:
-Taglierini di pasta filata rasata a mano ottenuta seducendo i chicchi di grano con una suadente danza maori e conditi con una riduzione al vino che una volta era il sangue dell'onnipotente.
-Straccetti di cavallo fatti sul momento che se li ordini ti chiamiamo in cucina e ti scegli il cavallo da un catalogo di cavalli che accettano spontaneamente di sacrificarsi per il tuo nutrimento
-Origami di carni selezionate da animali iscritti al Mensa che hanno passato il test di Turing
-Tiramisù scomposto che noi ti diamo i buoni pasto per il Carrefour e tu ti compri gli ingredienti e te lo fai a casa.
Il resto del menù è occupato da foto dello chef mentre fa qualsiasi cosa tranne cucinare quindi abbiamo foto dello chef mentre si depila l'ano, foto dello chef mentre battezza degli innocenti al fiume, foto dello chef mentre cavalca persone che a loro volta cavalcano orsi.
Tutte robe di cui a nessuno frega una beneamata ceppa di verga.
Andrebbe comunque tutto bene dato che se vai in un posto così ti aspetti un certo tipo di trattamento.
Il problema è che non mangi una mazzafrusta.
Ma niente proprio.
Le porzioni sono esperimenti di microbiologia, gli spaghetti erano due di numero e a lato c'erano 4 gocce di sugo che tu arrotolavi lo spaghetto e poi facevi scarpetta nelle gocce di sugo.
Ma come si fa a mangiare così?
Mi sono anche un po' alterato e ho chiesto al cameriere che mi ha spiegato che devo godermi l'esperienza così com'è stata pensata dallo chef e a me sto chef sta già solennemente sulle ricordelle pubiche.
Maremma impestata quando mi dicono che devo godermi l'esperienza gli darei degli scapaccioni sulle chiappe con il battipanni.
Ovviamente il conto è altissimo e sulle prime ho il dubbio che con quella cifra mi vogliano vendere anche il tavolo dello Scrotofava ma invece no, quella è la cifra per i due spaghetti e le 4 gocce di sugo che alla fine me le sono spalmate dietro le orecchie come lo Chanel.
E tu dici:
-Vabbeh sei liberissimo di andare in trattoria
A parte che chi ti ha chiesto niente ma sai qual è il problema? Che quelle trattorie lì stanno sparendo, ce ne sono sempre meno.
Un giorno quei piatti di ravioli diventeranno una leggenda raccontata davanti a una pietanza di nouvelle cuisine che mia nonna andrebbe in cucina e spiegherebbe due cose allo chef e poi vediamo la Michelin a chi dà le stelle.
#manuscrivecose
Leggi tutto...


shironeko: fanculo gli stellati
26 Gennaio alle ore 10:28 · Ti stimo · Rispondi

Semprepersempre: Quanta verità in questo racconto,ho girato il mondo , frequentato trattorie e taverne dimenticate da dio e ristoranti di lusso con chef stellati ,ma i ricordi più veri e genuini sono quelli che ti lasciano le piccole realtà dove ancora la fa da padrone l'ospitalità e il gusto vero di ciò che mangi... ricordo un agriturismo a tempio Pausania,del signor angelo pinna , mangiamo all'aperto in mezzo alla natura,con la moglie che faceva i ravioli in casa e gli animali liberi di correre a pochi passi da noi ,un dolce ricordo che dopo 30 anni e ancora presente 🥰
Leggi tutto...
26 Gennaio alle ore 12:16 · Ti stimo · Rispondi

EbbeneSi: Sull'esaltazione degli chef consiglio il film horror "The menu"...l'ho trovato per caso in tv e l'ho guardato tutto anche se non è il mio genere.
26 Gennaio alle ore 13:52 · Ti stimo · Rispondi