Chiacchiera
4 Febbraio 2024 - 4.044 visualizzazioni
E' già domenica.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno
Il sorriso della domenica.
La spia venuta dal mare
Questa è una storia di spionaggio. Con sospetti, indagini, arresti, processi e l'immancabile colpo di scena.
Tutto ha inizio a Mumbai, in India, nel giugno dello scorso anno. Un giorno, il capitano di un peschereccio nota un clandestino a bordo. Addosso ha un minuscola striscia di carta, fissata con un fermaglio, con un messaggio in caratteri cinesi. Non si decifra perché deteriorato dall' acqua. C'è anche una specie di trasmittente, ma non funziona.
Si avvertono i servizi segreti. Potrebbe essere una spia cinese che si deve mettere in contatto con complici in India.
Arresto. Lui non parla. Carcere in una prigione, come tutte le prigioni, di sbarre di ferro. Una gabbia.
La sospetta spia sta lì, chiusa, con poche manciate di cibo, per otto mesi. La cella mai aperta. Indagini senza sosta.
Una tortura. Passano mesi. Fino a quando, dopo tante ricerche, si riesce a decifrare il messaggio. C'è scritto:
“Sto partecipando a una gara a Taiwan a chi riesce ad andare più lontano possibile e tornare alla base. Chi mi trova mi lasci libero”. Segue un numero di telefono, del tutto illeggibile.
Mistero risolto. “Ci scusi del disturbo”.
Libero due giorni fa. Può ora volare via. Ne stanno parlando tutti i giornali. Basta andare su internet.
Dimenticavo il colpo di scena: il personaggio scambiato per spia è un piccione. Un meraviglioso grande esemplare da gara. Quella fra piccioni che volano lontano e tornano alla base. Un giorno ha scelto la libertà. E ha chiesto un passaggio a un peschereccio.
È volato verso Taiwan. All'arrivo: “Scusatemi, tutta colpa del navigatore. Comunque presento ricorso al TAR”.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno
Il sorriso della domenica.
La spia venuta dal mare
Questa è una storia di spionaggio. Con sospetti, indagini, arresti, processi e l'immancabile colpo di scena.
Tutto ha inizio a Mumbai, in India, nel giugno dello scorso anno. Un giorno, il capitano di un peschereccio nota un clandestino a bordo. Addosso ha un minuscola striscia di carta, fissata con un fermaglio, con un messaggio in caratteri cinesi. Non si decifra perché deteriorato dall' acqua. C'è anche una specie di trasmittente, ma non funziona.
Si avvertono i servizi segreti. Potrebbe essere una spia cinese che si deve mettere in contatto con complici in India.
Arresto. Lui non parla. Carcere in una prigione, come tutte le prigioni, di sbarre di ferro. Una gabbia.
La sospetta spia sta lì, chiusa, con poche manciate di cibo, per otto mesi. La cella mai aperta. Indagini senza sosta.
Una tortura. Passano mesi. Fino a quando, dopo tante ricerche, si riesce a decifrare il messaggio. C'è scritto:
“Sto partecipando a una gara a Taiwan a chi riesce ad andare più lontano possibile e tornare alla base. Chi mi trova mi lasci libero”. Segue un numero di telefono, del tutto illeggibile.
Mistero risolto. “Ci scusi del disturbo”.
Libero due giorni fa. Può ora volare via. Ne stanno parlando tutti i giornali. Basta andare su internet.
Dimenticavo il colpo di scena: il personaggio scambiato per spia è un piccione. Un meraviglioso grande esemplare da gara. Quella fra piccioni che volano lontano e tornano alla base. Un giorno ha scelto la libertà. E ha chiesto un passaggio a un peschereccio.
È volato verso Taiwan. All'arrivo: “Scusatemi, tutta colpa del navigatore. Comunque presento ricorso al TAR”.
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EbbeneSi: Che storia, poverino
4 Febbraio 2024 alle ore 20:02 · Ti stimo · Rispondi