Chiacchiera

guutohor3
6 Aprile 2023 - 3.399 visualizzazioniCiau nè!
Nel XVIII secolo Voltaire scrisse: «Là dove manca la carità, la legge è sempre crudele». L’osservazione era valida per la sua epoca, ma rispecchiava ancor di più la situazione della giustizia in età medievale. A quel tempo i malviventi non avevano certo vita facile: lo squilibrio tra la gravità del crimine e la durezza della pena era enorme. Il carcere era semplicemente il luogo dove i prigionieri erano reclusi in attesa della sentenza decisiva, non il castigo per i delitti perpetrati, così come lo intendiamo oggi; del resto tenere un condannato in prigione per anni era giudicata un’inutile spesa.
Esistevano delle sanzioni di tipo economico, compresa la confisca totale dei beni o l’esilio, che per gli appartenenti alle classi agiate non costituiva una punizione molto severa, ma si rivelava assai più grave per i meno abbienti. Infatti, se evitavano così la morte nella propria patria, gli esiliati dei ceti umili, privati dei loro averi e del sostegno della famiglia, spesso andavano inevitabilmente incontro al patibolo là dove cercavano rifugio.
Ma ad abbondare nel Medioevo erano le pene corporali: frustate, marchi infamanti, mutilazioni e, naturalmente, la morte, inflitta con ogni tipo di supplizio. Abituati agli orrori della guerra e all’incertezza della vita, prede di un costante senso di insicurezza, per gli uomini e le donne di epoca medievale la giustizia si basava sull’antico “occhio per occhio e dente per dente”. Punitiva e privatistica, la pena si fondava sulla categoria etico-giuridica del taglione; era necessario pareggiare i danni derivanti dal reato, spogliando il colpevole di quei beni riconosciuti dalla collettività come valori sociali: la vita, l’integrità fisica e il denaro. La crudeltà e la spettacolarità poi assolvevano la funzione di deterrente.🤣🤣🤣🤣🤣
Nel XVIII secolo Voltaire scrisse: «Là dove manca la carità, la legge è sempre crudele». L’osservazione era valida per la sua epoca, ma rispecchiava ancor di più la situazione della giustizia in età medievale. A quel tempo i malviventi non avevano certo vita facile: lo squilibrio tra la gravità del crimine e la durezza della pena era enorme. Il carcere era semplicemente il luogo dove i prigionieri erano reclusi in attesa della sentenza decisiva, non il castigo per i delitti perpetrati, così come lo intendiamo oggi; del resto tenere un condannato in prigione per anni era giudicata un’inutile spesa.
Esistevano delle sanzioni di tipo economico, compresa la confisca totale dei beni o l’esilio, che per gli appartenenti alle classi agiate non costituiva una punizione molto severa, ma si rivelava assai più grave per i meno abbienti. Infatti, se evitavano così la morte nella propria patria, gli esiliati dei ceti umili, privati dei loro averi e del sostegno della famiglia, spesso andavano inevitabilmente incontro al patibolo là dove cercavano rifugio.
Ma ad abbondare nel Medioevo erano le pene corporali: frustate, marchi infamanti, mutilazioni e, naturalmente, la morte, inflitta con ogni tipo di supplizio. Abituati agli orrori della guerra e all’incertezza della vita, prede di un costante senso di insicurezza, per gli uomini e le donne di epoca medievale la giustizia si basava sull’antico “occhio per occhio e dente per dente”. Punitiva e privatistica, la pena si fondava sulla categoria etico-giuridica del taglione; era necessario pareggiare i danni derivanti dal reato, spogliando il colpevole di quei beni riconosciuti dalla collettività come valori sociali: la vita, l’integrità fisica e il denaro. La crudeltà e la spettacolarità poi assolvevano la funzione di deterrente.🤣🤣🤣🤣🤣
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Tenerone - Pippo Pippo Pippo Pi

guutohor3: Suc...ehm scusate il pippone!😁
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6 Aprile 2023 alle ore 07:24 · Ti stimo · Rispondi

T3SLA: Buona serata 🤗😘
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6 Aprile 2023 alle ore 20:05 · Ti stimo · Rispondi