Chiacchiera
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STEF60
9 Gennaio 2022 - 4.025 visualizzazioni
Tutti dobbiamo morire, questa verità è al contempo un dono e una maledizione. A differenza degli animali sappiamo di dover morire e ciò ci provoca angoscia ma al tempo stesso questa consapevolezza è il più alto grado di sensibilità esistente in natura. Tutti i nostri sforzi, le nostre sfide, le nostre azioni hanno in sé una bellezza particolare, un'intensità dolorosa perché il nostro tempo è limitato. Senza la morte neanche la vita avrebbe senso. È la nostra finitezza a renderci consapevoli del Tempo, che ci spinge a non dilapidarlo, a dare valore al nostro presente.
È la nostra mortalità che unisce gli uomini e i popoli. Come possiamo odiare o cagionare dolore ad altre creature che come noi sono destinate a soffrire, amare e infine morire? Come possiamo cioè non cogliere la bellezza della vita umana che arde disperatamente contro le tenebre che vorrebbero sopraffarla? Dovremmo provare un reverenziale rispetto per ogni creatura che, ignara del suo destino, vive e continua a lottare.
Ma la morte non è un grande mistero, é la vita ad esserlo. Come scegliamo di vivere, per cosa scegliamo di vivere. L'imperatore Ottaviano Augusto era solito paragonare la vita a un banchetto: dopo aver assaporato tutte le pietanze, i vini, la conversazione, la musica, ci si dispone ad abbandonare gli altri commensali con un senso di pace. Al contrario
chi ha gustato poco o nulla, proverà un morso allo stomaco ad andarsene. La vera tragedia non è morire ma non aver vissuto. Non possiamo scegliere come e quando morire ma il tempo che abbiamo ora, in questo preciso momento, è soltanto nostro. Sta a noi la possibilità di farne un'opera d'arte o lasciarlo scorrere via come sabbia.
Buona serata🍸🍷🍺
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Vaccata