Nervo: Mephisto sará che non sono appassionato di quel tipo di film ma di differenza non ne vedo poi tanta, la definizione di prostituzione é "l'attività di chi offre prestazioni sessuali dietro pagamento di un corrispettivo in denaro". Comunque il senso del mio commento era un altro, personalmente mi dispiace quando persone intelligenti si buttano via in certi modi, poi ognuno fa le sue scelte ma personalmente non capisco.
Mephisto: Nervo Gualivo Non sono nemmeno io appassionato di pornografia, tuttavia rispetto sia il mestiere di pornostar, che quello di prostituta... Non sono io a dover giudicare perchè abbiano scelto certe strade (...ammesso che le prostitute l'abbiano scelta... a differenza delle pornostar), ma non mi sento di dire che una pornostar si sia buttata via. Ha fatto una scelta, condivisibile o meno. Ricordate poi che un certo modo di giudicare una donna viene dal nostro background culturale....
"La divinizzazione di Moana? Potrà essere anche eccessiva, ma era una ragazza piacevole e intelligente. Quasi 40 anni fa, Moana lanciò una sfida: lei, che proveniva da una buona famiglia borghese di Genova, è stata una delle primissime persone a rivendicare pubblicamente l’uso del proprio corpo per trarne vantaggio e notorietà". Giampiero Mughini, giornalista e scrittore, racconta così Moana Pozzi, la pornodiva scomparsa a soli 33 anni, il 15 settembre 1994. Esattamente un quarto di secolo fa.
Mughini, che ricordo ha di Moana Pozzi e di quel periodo – tra fine anni Settanta e Ottanta – in cui le pornodive lanciate da Riccardo Schicchi avevano una fama che andava oltre le luci rosse?
"Ho conosciuto bene sia Schicchi, l’architetto che aveva inventato Cicciolina, sia le ragazze che lavoravano per lui. Moana era la star della sua scuderia – termine che non uso in senso spregiativo, beninteso –: le ragazze, per esibirsi in modo discinto e invitante, guadagnavano 3 milioni di lire a serata; Moana ne percepiva ben 12. E immagino che, anche sui set a luci rosse, guadagnasse quattro volte tanto le altre".
Riccardo Schicchi e Moana Pozzi, a destra Giampiero Mughini Riccardo Schicchi e Moana Pozzi, a destra Giampiero Mughini
Moana diceva: «Faccio l’amore e non ho sensi di colpa». Un po’ una Marilyn a luci rosse. Si può dire che – grazie anche a comparsate televisive, interviste, libri – sia stata la prima pornostar a essere percepita dalla gente comune come una persona vera?
"Sì, più di Cicciolina. In quegli anni, quando incontravi la Staller e le chiedevi che giorno fosse, si voltava verso Schicchi prima di rispondere, sembrava davvero una sua creatura. La prima persona a figura intera del porno italiano è senza dubbio Moana".
E Moana che pensava di sé? Al di là delle dichiarazioni pubbliche, ovviamente...
"Mi ricordo una sera, a Napoli, c’erano Schicchi,Moana e altre ragazze, tra cui la mia amica Petra Scharbach, si esibivano in un teatro. Finito lo spettacolo, Moana mi disse: ‘Quando ero sul palco, mi chiedevo che cosa pensassi di me’. Io pensavo facesse un lavoro rispettabile, era una persona con cui potevi chiacchierare meglio che con tante giornaliste femministe di oggi".
Ci racconta un aneddoto particolare su Moana?
"Sempre quella volta a Napoli, tornai con lei in macchina. Io non guido, quindi, quando arrivammo a pochi metri da casa sua – stava vicino a San Pietro, a Roma –, mi disse: ‘Giampiero, sali che ti chiamo un tassì’. Io, per motivi di pura discrezione, perché non volevo pesarle ulteriormente, le risposi di non preoccuparsi, sarei rimasto lì in attesa. Lei pensò che non volessi entrare in casa sua in quanto la ritenessi un po’...sacrilega, diciamo. Questo per dire della sensibilità della donna che, va da sé, era bellissima, grazie anche a qualche ritocco del chirurgo, certo. Ma oggi, quale showgirl non ne fa".
Quanto ha pesato la sua morte misteriosa – un tumore, ma si è parlato anche di Aids – nel farne un personaggio che è entrato nella memoria collettiva?
"La sua morte non è affatto misteriosa. Sono convinto abbia contratto l’Aids, in quel contesto e in quel periodo era facile. Ha pagato oltremodo la sua notorietà e i suoi guadagni, ma era una scelta a suo modo coraggiosa, altro che quelle sciacquette – ma io userei anche termini più forti – che popolano social e blog oggi e ne traggono un vantaggio economico".
Moana scrisse un libro in cui dava i voti ai suoi amanti: Tardelli, Craxi, Grillo e molti altri. Le rivelazioni ebbero molto risalto. Sarebbe possibile oggi una situazione analoga, soprattutto pensando alla politica?
"Vedo una mediocrità spaventosa, mancano i personaggi. Non c’è un’altra Moana Pozzi, ma non ci sono neppure più politici all’altezza. Oggi lo sguainare cosce, culi e tette è un genere professionale: io faccio l’ingegnere, tu la dottoressa, tu la sciacquetta. Io non sono sui social, ma quando vedo le notizie su questa o quella influencer mi viene da ridere. Rispetto a loro, Moana quell’attenzione la meritava: ha imposto un personaggio che non c’era".
Nervo: Gualivo si ok, anche li ci sono quelle che lo fanno per scelta e quelle obbligate dal crimine organizzato o dalla disperazione, comunque il senso del mio commento era un altro. Mephisto per me una puó scegliere quello che vuole, dal mio punto di vista se una persona é intelligente potrebbe dare molto all'umanitá invece di essere solo, passami il termine, una fonte di seghe.
Nervo: Mephisto ah beh quelle conoscono gli affari personali di tutti i potenti che vanno con loro, non mi stupirebbe neanche un po': Margaretha Geertruida Zelle (Mata Hari) faceva esattamente la stessa cosa.
"La divinizzazione di Moana? Potrà essere anche eccessiva, ma era una ragazza piacevole e intelligente. Quasi 40 anni fa, Moana lanciò una sfida: lei, che proveniva da una buona famiglia borghese di Genova, è stata una delle primissime persone a rivendicare pubblicamente l’uso del proprio corpo per trarne vantaggio e notorietà". Giampiero Mughini, giornalista e scrittore, racconta così Moana Pozzi, la pornodiva scomparsa a soli 33 anni, il 15 settembre 1994. Esattamente un quarto di secolo fa.
Mughini, che ricordo ha di Moana Pozzi e di quel periodo – tra fine anni Settanta e Ottanta – in cui le pornodive lanciate da Riccardo Schicchi avevano una fama che andava oltre le luci rosse?
"Ho conosciuto bene sia Schicchi, l’architetto che aveva inventato Cicciolina, sia le ragazze che lavoravano per lui. Moana era la star della sua scuderia – termine che non uso in senso spregiativo, beninteso –: le ragazze, per esibirsi in modo discinto e invitante, guadagnavano 3 milioni di lire a serata; Moana ne percepiva ben 12. E immagino che, anche sui set a luci rosse, guadagnasse quattro volte tanto le altre".
Riccardo Schicchi e Moana Pozzi, a destra Giampiero Mughini
Riccardo Schicchi e Moana Pozzi, a destra Giampiero Mughini
Moana diceva: «Faccio l’amore e non ho sensi di colpa». Un po’ una Marilyn a luci rosse. Si può dire che – grazie anche a comparsate televisive, interviste, libri – sia stata la prima pornostar a essere percepita dalla gente comune come una persona vera?
"Sì, più di Cicciolina. In quegli anni, quando incontravi la Staller e le chiedevi che giorno fosse, si voltava verso Schicchi prima di rispondere, sembrava davvero una sua creatura. La prima persona a figura intera del porno italiano è senza dubbio Moana".
E Moana che pensava di sé? Al di là delle dichiarazioni pubbliche, ovviamente...
"Mi ricordo una sera, a Napoli, c’erano Schicchi,Moana e altre ragazze, tra cui la mia amica Petra Scharbach, si esibivano in un teatro. Finito lo spettacolo, Moana mi disse: ‘Quando ero sul palco, mi chiedevo che cosa pensassi di me’. Io pensavo facesse un lavoro rispettabile, era una persona con cui potevi chiacchierare meglio che con tante giornaliste femministe di oggi".
Ci racconta un aneddoto particolare su Moana?
"Sempre quella volta a Napoli, tornai con lei in macchina. Io non guido, quindi, quando arrivammo a pochi metri da casa sua – stava vicino a San Pietro, a Roma –, mi disse: ‘Giampiero, sali che ti chiamo un tassì’. Io, per motivi di pura discrezione, perché non volevo pesarle ulteriormente, le risposi di non preoccuparsi, sarei rimasto lì in attesa. Lei pensò che non volessi entrare in casa sua in quanto la ritenessi un po’...sacrilega, diciamo. Questo per dire della sensibilità della donna che, va da sé, era bellissima, grazie anche a qualche ritocco del chirurgo, certo. Ma oggi, quale showgirl non ne fa".
Quanto ha pesato la sua morte misteriosa – un tumore, ma si è parlato anche di Aids – nel farne un personaggio che è entrato nella memoria collettiva?
"La sua morte non è affatto misteriosa. Sono convinto abbia contratto l’Aids, in quel contesto e in quel periodo era facile. Ha pagato oltremodo la sua notorietà e i suoi guadagni, ma era una scelta a suo modo coraggiosa, altro che quelle sciacquette – ma io userei anche termini più forti – che popolano social e blog oggi e ne traggono un vantaggio economico".
Moana scrisse un libro in cui dava i voti ai suoi amanti: Tardelli, Craxi, Grillo e molti altri. Le rivelazioni ebbero molto risalto. Sarebbe possibile oggi una situazione analoga, soprattutto pensando alla politica?
"Vedo una mediocrità spaventosa, mancano i personaggi. Non c’è un’altra Moana Pozzi, ma non ci sono neppure più politici all’altezza. Oggi lo sguainare cosce, culi e tette è un genere professionale: io faccio l’ingegnere, tu la dottoressa, tu la sciacquetta. Io non sono sui social, ma quando vedo le notizie su questa o quella influencer mi viene da ridere. Rispetto a loro, Moana quell’attenzione la meritava: ha imposto un personaggio che non c’era".