KaliMata: Mah mettiamo una citazione classica pescata dai ricordi del Liceo; ha 2000 e passa anni ma sembra scritta oggi: (lunga da leggere ma vale la pena)
"Da quando lo Stato si è concesso al potere di un pugno di potenti, a essi soli versano i tributi i Re e i governanti, a essi soli pagano imposte i popoli e le nazioni. Noi altri, valorosi, onesti, nobili o plebei non siamo che volgo senza prestigio e senza autorità, sottomessi a coloro i quali, se lo Stato fosse una cosa seria, dovrebbero temerci. Così, prestigio, autorità e onori e ricchezza pubblica appartengono a loro, o a chi gode dei loro favori. Per noi, restano solo l’isolamento, pericoli, processi, miseria. Fino a quando siete disposti a sopportare, o fortissimi uomini? Non è preferibile quindi cadere da valorosi per i propri diritti, che condurre nella vergogna un’esistenza misera e oscura, zimbello dell’altrui superbia? Vi è alcuno, che abbia l’animo di uomo, che possa tollerare che essi sperperino patrimoni costruendo anche sul mare e spianando montagne gareggiando in ricchezza, mentre a noi manca perfino il necessario? Che costoro dimorino in palazzi sempre più ampi e sontuosi mentre noi non abbiamo neanche un tetto? In casa nostra stiamo nell’indigenza, fuori di casa costretti a fare debiti, avversità d’ogni specie, speranze ancora più difficili e fosche. Che altro abbiamo se non questa misera condizione?" LUCIO SERGIO CATILINA
KaliMata: Androide "Quae quousque tandem patiemini, o fortissumi viri ? nonne emori per virtutem praestat quam vitam miseram atque inhonestam ubi alienae superbiae ludibrio fueris per dedecus admittere?"
"Da quando lo Stato si è concesso al potere di un pugno di potenti, a essi soli versano i tributi i Re e i governanti, a essi soli pagano imposte i popoli e le nazioni. Noi altri, valorosi, onesti, nobili o plebei non siamo che volgo senza prestigio e senza autorità, sottomessi a coloro i quali, se lo Stato fosse una cosa seria, dovrebbero temerci. Così, prestigio, autorità e onori e ricchezza pubblica appartengono a loro, o a chi gode dei loro favori. Per noi, restano solo l’isolamento, pericoli, processi, miseria.
Fino a quando siete disposti a sopportare, o fortissimi uomini? Non è preferibile quindi cadere da valorosi per i propri diritti, che condurre nella vergogna un’esistenza misera e oscura, zimbello dell’altrui superbia? Vi è alcuno, che abbia l’animo di uomo, che possa tollerare che essi sperperino patrimoni costruendo anche sul mare e spianando montagne gareggiando in ricchezza, mentre a noi manca perfino il necessario? Che costoro dimorino in palazzi sempre più ampi e sontuosi mentre noi non abbiamo neanche un tetto? In casa nostra stiamo nell’indigenza, fuori di casa costretti a fare debiti, avversità d’ogni specie, speranze ancora più difficili e fosche. Che altro abbiamo se non questa misera condizione?"
LUCIO SERGIO CATILINA