Dr00py: Bayt Bayt visto che come mio solito non ho capito nulla da buon IvaldoCastaldo 🤭🤭😂😂 d'impiccio il post con questa cassata😂🤭🤭
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una bettola oscura, ché la diritta via era smarrita tra bicchier di tetrapak e trippa dura. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta osteria selvaggia e aspra e forte, che nel pensier rinova la paura del conto salato e dell’ira di Achille forte. Tant’è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte: Zio Peppo e Giovannino in lite assai, l’uno con l’asso di coppe in mano, l’altro con dito medio e alito gramo. Ecco Achille, pelide, ma con pancia da grappino, che urlava: «Il mio Fernet! Il mio settebello!» E Giove, in mutande, piluccava il coniglio in umido, freddo, con l’occhio ancora vivo. I nonnini, con dentiera in ammollo nel vino, scoreggiavan in coro, gonfi come palloni. E le salme, tra schizzi di trippa e Lambrusco, eran pasto di cani rognosi e piccioni ubriachi. Io, poeta avvinazzato, tremando mi volsi al banco, e chiesi: «Chi paga il coperto? Chi paga il danno?» Ma la Diva, ridendo, mi versò un altro giro: «Bevi, mortale, ché l’ira è funesta, ma il conto è eterno.»
😁😆😅😂
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una bettola oscura,
ché la diritta via era smarrita
tra bicchier di tetrapak e trippa dura. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta osteria selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinova la paura
del conto salato e dell’ira di Achille forte. Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte:
Zio Peppo e Giovannino in lite assai, l’uno con l’asso di coppe in mano,
l’altro con dito medio e alito gramo.
Ecco Achille, pelide, ma con pancia da grappino,
che urlava: «Il mio Fernet! Il mio settebello!» E Giove, in mutande, piluccava il coniglio
in umido, freddo, con l’occhio ancora vivo.
I nonnini, con dentiera in ammollo nel vino,
scoreggiavan in coro, gonfi come palloni. E le salme, tra schizzi di trippa e Lambrusco, eran pasto di cani rognosi e piccioni ubriachi.
Io, poeta avvinazzato, tremando mi volsi al banco,
e chiesi: «Chi paga il coperto? Chi paga il danno?» Ma la Diva, ridendo, mi versò un altro giro:
«Bevi, mortale, ché l’ira è funesta, ma il conto è eterno.»