Satira
17 Ottobre - 4.043 visualizzazioni
MANIFESTO DEL RIMPIANTO SOVRANO
Per chi non si accontenta di decostruire, ma vuole ricostruire. Con stile.
ERAVAMO TUTTO QUELLO CHE GLI ALTRI SOGNAVANO. Eravamo Roma, Rinascimento, Olivetti e Maserati. Eravamo il diritto romano, il genio italico, il caffè servito con arroganza e la moda indossata con disprezzo. Eravamo i medici, gli inventori, i poeti maledetti e i santi con la pistola.
Poi è arrivata la sinistra. E ci ha spiegato che l'identità è tossica, la patria è un errore, e il merito è fascista. Ci ha tolto il busto di Cesare e ci ha dato il bustino queer. Ha sostituito il latino con l'asterisco, la Costituzione con il regolamento Erasmus, e il lavoro con il reddito di cittadinanza. Ha trasformato il tricolore in una palette inclusiva e il curriculum in una confessione di privilegi.
MA NOI NON CI STIAMO. Vogliamo tornare a dire "io sono italiano" senza dover chiedere scusa. Vogliamo l'arte che commuove, non quella che provoca con assorbenti usati. Vogliamo il medico che cura, non quello che fa il TikTok sulla medicina decoloniale. Vogliamo il giurista che cita Cicerone, non quello che corregge i pronomi.
TORNEREMO. Con l'orgoglio di chi ha costruito cattedrali, non di chi scrive disclaimer. Con il coraggio di chi ha navigato mari, non di chi teme le microaggressioni. Con la fierezza di chi ha inventato il mondo, e non ha bisogno di decostruirlo.
PERCHÉ L'ITALIA NON SI CANCELLA. SI RICORDA. SI DIFENDE. SI AMA.
Per chi non si accontenta di decostruire, ma vuole ricostruire. Con stile.
ERAVAMO TUTTO QUELLO CHE GLI ALTRI SOGNAVANO. Eravamo Roma, Rinascimento, Olivetti e Maserati. Eravamo il diritto romano, il genio italico, il caffè servito con arroganza e la moda indossata con disprezzo. Eravamo i medici, gli inventori, i poeti maledetti e i santi con la pistola.
Poi è arrivata la sinistra. E ci ha spiegato che l'identità è tossica, la patria è un errore, e il merito è fascista. Ci ha tolto il busto di Cesare e ci ha dato il bustino queer. Ha sostituito il latino con l'asterisco, la Costituzione con il regolamento Erasmus, e il lavoro con il reddito di cittadinanza. Ha trasformato il tricolore in una palette inclusiva e il curriculum in una confessione di privilegi.
MA NOI NON CI STIAMO. Vogliamo tornare a dire "io sono italiano" senza dover chiedere scusa. Vogliamo l'arte che commuove, non quella che provoca con assorbenti usati. Vogliamo il medico che cura, non quello che fa il TikTok sulla medicina decoloniale. Vogliamo il giurista che cita Cicerone, non quello che corregge i pronomi.
TORNEREMO. Con l'orgoglio di chi ha costruito cattedrali, non di chi scrive disclaimer. Con il coraggio di chi ha navigato mari, non di chi teme le microaggressioni. Con la fierezza di chi ha inventato il mondo, e non ha bisogno di decostruirlo.
PERCHÉ L'ITALIA NON SI CANCELLA. SI RICORDA. SI DIFENDE. SI AMA.
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la sinistra italiana: quel glorioso esperimento di opposizione evaporata, come il vino buono lasciato aperto sul balcone a Ferragosto. Dire che destra e sinistra sono uguali? Ma per carità, sarebbe come confondere il prosecco con l’acqua frizzante: entrambi fanno bollicine, ma uno ti lascia almeno il gusto.
La sinistra, per non sprofondare nel dimenticatoio, ha stretto un patto d’amore eterno con la magistratura - una liaison più solida di molte coppie sposate. Non lo dice il barista sotto casa, ma i comunisti veri, quelli con le idee ancora vive e il cervello non ancora archiviato in cantina accanto alle vecchie copie de “Il Manifesto”. Peccato che siano stati esiliati da nani politici con l’ambizione di giganti e la statura di puffi.
E così, si avvicinano le elezioni e la sinistra si prepara a perdere con la grazia di chi non ha mai davvero vinto. L’opposizione? Un concetto astratto, come l’amore platonico: tutti ne parlano, nessuno lo pratica. Le proposte credibili sono state smarrite in qualche corridoio del Quirinale, e i bonus politici? Giocati tutti, come un pensionato al gratta e vinci.
Quando hanno avuto il potere - rigorosamente senza vincere, sia chiaro - ci hanno regalato governi tecnici, arcobaleni istituzionali e coalizioni che sembravano più esperimenti cromatici che progetti politici. E oggi? Il vuoto. Un silenzio assordante, riempito solo da insulti e puttanate, come se il Parlamento fosse diventato un talk show del pomeriggio.
Che peccato. Una vera opposizione farebbe bene a tutti: stimolerebbe chi governa, elevando il dibattito oltre il livello del litigio da bar. Ma per ora, ci accontentiamo del cabaret.
Si stava meglio quando i giornali dicevano tutti la stessa cosa?.
Ora che ognuno può dire la sua, il vero dramma è che tocca leggere anche quella degli altri. Chiedo!!!