Nel regno sacro della Puglia, dove il latte canta e la cagliata danza, sorge lei, la Mozzarella: bianca come l’onestà, tonda come la luna di agosto, e più pura di un pensiero non detto da tua nonna.
Ma ecco! Un’ombra si allunga sul trionfo caseario: una pubblicità, scema come un selfie col filtro pecorino, che osa dire “il sapore che ti Puglia” - come se la Puglia fosse un verbo, un’azione, una molestia gustativa.
No! La Puglia non ti puglia. La Puglia ti accoglie, ti avvolge, ti impasta l’anima con olio e sole. La Puglia non è uno slogan da discount, ma un’epopea di sapori, un poema di pomodori, una sinfonia di fior di latte che mugghiano in do maggiore.
E vilipendere la mozzarella - quella sfera divina che rotola tra i denti come un’idea di felicità - è come sputare sul mantello di San Nicola, o dire che il pane di Altamura è solo “croccante”.
Vergogna! Che il marketing si inginocchi davanti al caseificio, che le agenzie pubblicitarie siano condannate a mangiare solo tofu per sette lune, e che la mozzarella torni a regnare, incoronata con basilico fresco, sovrana indiscussa del palato pugliese! 😊😊😊😊😊😊😊😊🤗🤗🤗🤗🤗🤗
steviecooder: Pancake Ah, il tofu. Quella misteriosa spugnetta proteica che si spaccia per cibo. Dicono che “non è male”… ma solo se hai perso il senso del gusto in un incidente con l’olio essenziale di lavanda. 🤣🤣🤣🤣🤣
steviecooder: Pancake Il tofu… quella misteriosa creatura di soia che si traveste da bistecca, si atteggia a formaggio e sogna di essere amato. Ma guai a dirlo in casa mia: ho una figlia vegetariana, e ormai vivo in un regime alimentare più severo di un monastero zen.
Non posso nemmeno azzardare una battuta innocente tipo: "La mucca mangia l’erba, quindi è vegetariana. Se mangio la mucca, tecnicamente sto solo salendo nella catena alimentare del vegetale, no?" Risultato? Silenzio stampa. Sguardo glaciale. E un embargo emotivo che dura settimane.
Ormai, quando vedo un’insalata, le chiedo scusa prima di condirla. E il tofu? Lo tratto con rispetto, come si fa con un ospite indesiderato ma potente: lo saluto, lo cucino, e poi lo spingo gentilmente nel piatto di qualcun altro.
steviecooder: Pancake Una delle torture più crudeli che la mente umana possa concepire? Costringermi a ingurgitare quella roba sintetica che chiamano “alimenti per vegetariani”. Tofu, seitan, tempeh… nomi che sembrano usciti da un rituale esoterico, non da una cucina. È come se qualcuno avesse detto: “Prendiamo tutto ciò che NON è cibo, e facciamolo sembrare commestibile.”
Ma tranquilli: non accadrà mai. Se mai dovessi trovarmi davanti a un burger di lenticchie travestito da bistecca, mi alzerò in piedi, canterò l’inno della grigliata libera e fuggirò verso il primo barbecue disponibile.
Preferisco affrontare un’interrogazione di economia bancaria senza preavviso che fingere entusiasmo davanti a un cubetto di tofu. La mia bocca è un tempio, non un laboratorio chimico.
Ode al Vilipendio Mozzarelliano
Nel regno sacro della Puglia, dove il latte canta e la cagliata danza, sorge lei, la Mozzarella: bianca come l’onestà, tonda come la luna di agosto, e più pura di un pensiero non detto da tua nonna.
Ma ecco! Un’ombra si allunga sul trionfo caseario: una pubblicità, scema come un selfie col filtro pecorino, che osa dire “il sapore che ti Puglia” - come se la Puglia fosse un verbo, un’azione, una molestia gustativa.
No! La Puglia non ti puglia. La Puglia ti accoglie, ti avvolge, ti impasta l’anima con olio e sole. La Puglia non è uno slogan da discount, ma un’epopea di sapori, un poema di pomodori, una sinfonia di fior di latte che mugghiano in do maggiore.
E vilipendere la mozzarella - quella sfera divina che rotola tra i denti come un’idea di felicità - è come sputare sul mantello di San Nicola, o dire che il pane di Altamura è solo “croccante”.
Vergogna! Che il marketing si inginocchi davanti al caseificio, che le agenzie pubblicitarie siano condannate a mangiare solo tofu per sette lune, e che la mozzarella torni a regnare, incoronata con basilico fresco, sovrana indiscussa del palato pugliese!
😊😊😊😊😊😊😊😊🤗🤗🤗🤗🤗🤗
Ah, il tofu. Quella misteriosa spugnetta proteica che si spaccia per cibo. Dicono che “non è male”… ma solo se hai perso il senso del gusto in un incidente con l’olio essenziale di lavanda.
🤣🤣🤣🤣🤣
Il tofu… quella misteriosa creatura di soia che si traveste da bistecca, si atteggia a formaggio e sogna di essere amato. Ma guai a dirlo in casa mia: ho una figlia vegetariana, e ormai vivo in un regime alimentare più severo di un monastero zen.
Non posso nemmeno azzardare una battuta innocente tipo: "La mucca mangia l’erba, quindi è vegetariana. Se mangio la mucca, tecnicamente sto solo salendo nella catena alimentare del vegetale, no?" Risultato? Silenzio stampa. Sguardo glaciale. E un embargo emotivo che dura settimane.
Ormai, quando vedo un’insalata, le chiedo scusa prima di condirla. E il tofu? Lo tratto con rispetto, come si fa con un ospite indesiderato ma potente: lo saluto, lo cucino, e poi lo spingo gentilmente nel piatto di qualcun altro.
Ma tranquilli: non accadrà mai. Se mai dovessi trovarmi davanti a un burger di lenticchie travestito da bistecca, mi alzerò in piedi, canterò l’inno della grigliata libera e fuggirò verso il primo barbecue disponibile.
Preferisco affrontare un’interrogazione di economia bancaria senza preavviso che fingere entusiasmo davanti a un cubetto di tofu. La mia bocca è un tempio, non un laboratorio chimico.