Satira
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8 Ottobre - 3.875 visualizzazioni
GOVERNO FLOTILLA: La Rivincita dei Non Eletti
Mentre il Pd continua a giocare a Risiko con le categorie del consenso - quello culturale altissimo (perché gli intellettuali sono pochi e si moltiplicano solo nei talk show) e quello politico bassino (perché il ceto medio ha scoperto che votare a destra è più redditizio del bonus cultura) - da più parti si invoca una nuova classe dirigente per la Sinistra.
E, incredibilmente, qualcosa si muove. Tipo il Titanic, ma in retromarcia.

Tra i papabili della prossima giunta tecnica, rigorosamente composta da esponenti della società civile (cioè gente che non ha mai vinto un'elezione, ma ha un podcast), spiccano nomi di peso. O almeno di volume.

Francesca Albanese, l'ultrà dei diritti umani con il GPS puntato su Gaza. Ora che il Pd la sta scaricando come una versione beta difettosa, è perfetta per prendersi il partito. Elettoralmente vale un paio di punti. Per il centrodestra. Ma hey, almeno fa rumore.

Tomaso Montanari, il rettore dell'Università per Stranieri di Siena, che è un po' come dire preside del corso di italiano per Erasmus. Ma attenzione: i rivoluzionari da salotto, con barba curata e citazioni di Gramsci, piacciono sempre. Soprattutto a chi non ha mai fatto la rivoluzione, ma ha letto il manuale.

Ilaria Salis, salvata per un voto: il suo. Un'autentica apostrofa militante, sempre pronta a correggere gli accenti della democrazia. Meglio di Elly Schlein, che non sa dove mettere né l'accento né l'apostrofo. Né il partito.

Saverio Tommasi, il volto di Fanpage che voleva essere Berizzi ma è finito in modalità “commentatore da bar con microfono”. Gli israeliani, notoriamente rapidi di giudizio, ci hanno messo dieci minuti a definirlo “un imbecille”. Noi molto meno.

Donatella Di Cesare, la filosofa che ha provato a fare politica in Calabria. Capolista per Verdi e Sinistra, è arrivata ultima. Ma con stile. Ha preso 400 voti, che non sono tanti, ma abbastanza per fondare una corrente interna: “Nostalgia Brigatista e Apericena”.

Insomma, la nuova sinistra è pronta. Non ha voti, non ha strategia, ma ha un sacco di opinioni. E se non può vincere, almeno può perdere con eleganza. Perché, diciamolo, anche la sconfitta è un'arte. E loro sono dei veri maestri.

(si ringrazia l'amico Luigi per l'ispirazione)
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