steviecooder: FLASH DALL’EUROCRONACA - L’IMMUNITÀ È CADUTA! (si spera)
NECROLOGIO ISTITUZIONALE In memoria dell’Immunità della Signora Silvia Salis (Bruxelles, data da destinarsi) Con sommo rammarico, si annuncia la dipartita dell’Immunità della Signora Silvia Salis, deceduta in circostanze parlamentari non del tutto chiarite. L’Immunità, da tempo sofferente di eccesso di privilegio e carenza di autocritica, si è spenta tra le mozioni, le commissioni e un paio di sguardi torvi. Lascia in eredità: una cartella stampa con dichiarazioni prudenti, un’agenda improvvisamente vuota, e un armadio pieno di tailleur diplomatici non più blindati. La Signora, colpita dalla perdita, ha dichiarato: “Mi sento nuda. Ma con dignità istituzionale.” I funerali dell’Immunità si terranno in forma riservata, presso la Sala delle Occasioni Mancate. Si prega di non inviare fiori, ma solo codici penali aggiornati.
steviecooder: FiveStars Nel dibattito pubblico si tende spesso a mettere tutto sullo stesso piano, ma non tutti i procedimenti giudiziari sono comparabili. Prendiamo due casi : quello di Daniela Santanchè e quello di Ilaria Salis. Entrambi coinvolti in vicende giudiziarie, ma con implicazioni e contesti radicalmente diversi. Santanchè: reati economici e gestionali È indagata per falso in bilancio, truffa aggravata ai danni dell’INPS e bancarotta fraudolenta. Le accuse riguardano la gestione delle sue aziende, l’uso improprio della cassa integrazione Covid e irregolarità contabili. Si tratta di reati gravi, ma di natura economico-finanziaria, che si collocano nel contesto della gestione d’impresa e delle relazioni con lo Stato. Salis: detenzione in Ungheria per reati contestati durante manifestazioni È detenuta in Ungheria con l’accusa di aggressione aggravata durante una manifestazione antifascista. Le immagini parlano di violenze fisiche, con l’uso di martelli contro persone identificate come neonazisti. Il contesto è quello di militanza politica radicale, e il trattamento carcerario subito ha sollevato forti critiche per la sua durezza e possibile ?? violazione dei diritti umani. Non paragonabili Le accuse a Santanchè riguardano documenti, bilanci, fondi pubblici. Le accuse a Salis riguardano violenza fisica su persone, in un contesto di scontro politico estremo. E soprattutto: nessuno dei due casi può essere paragonato al massacro di persone prese a martellate, che evoca scenari di brutalità estrema e criminalità violenta, ben oltre il perimetro di questi procedimenti. Solo chi approva la violenza tenta l’unificazione. L’unico che può accostare in modo becero e pretestuoso questi due casi è chi giustifica la violenza. È una scorciatoia retorica di chi non ha argomenti, e cerca di confondere le acque per legittimare l’aggressione come forma di lotta. Ma la violenza non è mai neutra, e chi la normalizza ne rivela la propria inclinazione ideologica. Giustizia sì, manette no Non sono un manettaro, come piace ai pentastellati in cerca di applausi facili. Credo che la giustizia debba fare il suo corso per tutti, senza sconti né crocifissioni preventive. Il garantismo non è debolezza: è l’unico antidoto alla barbarie del processo mediatico. Conclusione Parlare di “guai giudiziari” come se fossero tutti uguali è una scorciatoia che confonde. Serve precisione, contesto e senso della misura. Le responsabilità si accertano nei tribunali, non nei meme. E chi pretende di equiparare frodi contabili, militanza politica e violenza brutale, lo fa per ideologia o ignoranza. In entrambi i casi, è bene rispondere con lucidità. Se Salis non temesse il processo, non implorerebbe l’immunità con tanta disperazione. Il pianto non è prova d’innocenza è solo il rumore della paura.
NECROLOGIO ISTITUZIONALE
In memoria dell’Immunità della Signora Silvia Salis
(Bruxelles, data da destinarsi)
Con sommo rammarico, si annuncia la dipartita dell’Immunità della Signora Silvia Salis, deceduta in circostanze parlamentari non del tutto chiarite. L’Immunità, da tempo sofferente di eccesso di privilegio e carenza di autocritica, si è spenta tra le mozioni, le commissioni e un paio di sguardi torvi.
Lascia in eredità: una cartella stampa con dichiarazioni prudenti, un’agenda improvvisamente vuota, e un armadio pieno di tailleur diplomatici non più blindati.
La Signora, colpita dalla perdita, ha dichiarato:
“Mi sento nuda. Ma con dignità istituzionale.”
I funerali dell’Immunità si terranno in forma riservata, presso la Sala delle Occasioni Mancate.
Si prega di non inviare fiori, ma solo codici penali aggiornati.
Nel dibattito pubblico si tende spesso a mettere tutto sullo stesso piano, ma non tutti i procedimenti giudiziari sono comparabili. Prendiamo due casi : quello di Daniela Santanchè e quello di Ilaria Salis. Entrambi coinvolti in vicende giudiziarie, ma con implicazioni e contesti radicalmente diversi.
Santanchè: reati economici e gestionali
È indagata per falso in bilancio, truffa aggravata ai danni dell’INPS e bancarotta fraudolenta.
Le accuse riguardano la gestione delle sue aziende, l’uso improprio della cassa integrazione Covid e irregolarità contabili.
Si tratta di reati gravi, ma di natura economico-finanziaria, che si collocano nel contesto della gestione d’impresa e delle relazioni con lo Stato.
Salis: detenzione in Ungheria per reati contestati durante manifestazioni
È detenuta in Ungheria con l’accusa di aggressione aggravata durante una manifestazione antifascista.
Le immagini parlano di violenze fisiche, con l’uso di martelli contro persone identificate come neonazisti.
Il contesto è quello di militanza politica radicale, e il trattamento carcerario subito ha sollevato forti critiche per la sua durezza e possibile ?? violazione dei diritti umani.
Non paragonabili
Le accuse a Santanchè riguardano documenti, bilanci, fondi pubblici.
Le accuse a Salis riguardano violenza fisica su persone, in un contesto di scontro politico estremo.
E soprattutto: nessuno dei due casi può essere paragonato al massacro di persone prese a martellate, che evoca scenari di brutalità estrema e criminalità violenta, ben oltre il perimetro di questi procedimenti.
Solo chi approva la violenza tenta l’unificazione.
L’unico che può accostare in modo becero e pretestuoso questi due casi è chi giustifica la violenza.
È una scorciatoia retorica di chi non ha argomenti, e cerca di confondere le acque per legittimare l’aggressione come forma di lotta.
Ma la violenza non è mai neutra, e chi la normalizza ne rivela la propria inclinazione ideologica.
Giustizia sì, manette no
Non sono un manettaro, come piace ai pentastellati in cerca di applausi facili.
Credo che la giustizia debba fare il suo corso per tutti, senza sconti né crocifissioni preventive.
Il garantismo non è debolezza: è l’unico antidoto alla barbarie del processo mediatico.
Conclusione Parlare di “guai giudiziari” come se fossero tutti uguali è una scorciatoia che confonde. Serve precisione, contesto e senso della misura.
Le responsabilità si accertano nei tribunali, non nei meme. E chi pretende di equiparare frodi contabili, militanza politica e violenza brutale, lo fa per ideologia o ignoranza. In entrambi i casi, è bene rispondere con lucidità.
Se Salis non temesse il processo, non implorerebbe l’immunità con tanta disperazione.
Il pianto non è prova d’innocenza è solo il rumore della paura.