Satira
22 Luglio - 4.040 visualizzazioni
Se cercate una misura della stupidità umana (e trumpiana) eccola. E riguarda dei semplici biscotti.
L'amministrazione Trump sta per bruciare 500 tonnellate di biscotti energetici destinati ai bambini di Afghanistan e Pakistan.
Non un lotto marginale: abbastanza da sfamare 1,5 milioni di bambini per una settimana. Comprati con soldi pubblici (800.000 dollari), stoccati in un magazzino di Dubai, tenuti lì a marcire per mesi mentre i funzionari di USAID mandavano memo su memo chiedendo di sbloccare le spedizioni.
Risposta? Nessuna. Silenzio. E ora, con la data di scadenza alle porte, la decisione finale: incenerirli. Spendendo altri 130.000 dollari per trasformare cibo in cenere.
Perché? Perché dopo aver smantellato l'intera rete di aiuti umanitari, aver tagliato i fondi all'Afghanistan, allo Yemen, al Pakistan, al Sudan, al Corno d'Africa, nessuno in questo governo ha più la minima idea di come si spostino aiuti, di come si firmino permessi, di come si salvi una vita.
E mentre Trump firma ordini esecutivi, dall'altra parte del mondo milioni di bambini restano senza nulla. E migliaia di tonnellate di cibo finiscono al macero.
Qui non parliamo solo di cinismo. Qui parliamo di un individuo che, pur di non tornare indietro su un errore, preferisce guardare i bambini morire di fame.
E il messaggio al mondo è chiarissimo: meglio bruciare il cibo che salvare vite. Meglio sprecare tutto che sfamare chi ha fame. Meglio il disastro, che fare la cosa giusta.
Non hanno davvero limiti.
L'amministrazione Trump sta per bruciare 500 tonnellate di biscotti energetici destinati ai bambini di Afghanistan e Pakistan.
Non un lotto marginale: abbastanza da sfamare 1,5 milioni di bambini per una settimana. Comprati con soldi pubblici (800.000 dollari), stoccati in un magazzino di Dubai, tenuti lì a marcire per mesi mentre i funzionari di USAID mandavano memo su memo chiedendo di sbloccare le spedizioni.
Risposta? Nessuna. Silenzio. E ora, con la data di scadenza alle porte, la decisione finale: incenerirli. Spendendo altri 130.000 dollari per trasformare cibo in cenere.
Perché? Perché dopo aver smantellato l'intera rete di aiuti umanitari, aver tagliato i fondi all'Afghanistan, allo Yemen, al Pakistan, al Sudan, al Corno d'Africa, nessuno in questo governo ha più la minima idea di come si spostino aiuti, di come si firmino permessi, di come si salvi una vita.
E mentre Trump firma ordini esecutivi, dall'altra parte del mondo milioni di bambini restano senza nulla. E migliaia di tonnellate di cibo finiscono al macero.
Qui non parliamo solo di cinismo. Qui parliamo di un individuo che, pur di non tornare indietro su un errore, preferisce guardare i bambini morire di fame.
E il messaggio al mondo è chiarissimo: meglio bruciare il cibo che salvare vite. Meglio sprecare tutto che sfamare chi ha fame. Meglio il disastro, che fare la cosa giusta.
Non hanno davvero limiti.
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Con procedure di distribuzione da coordinare per centinaia di migliaia di persone, grandi e piccoli, e normative internazionali da rispettare per sbloccare merci e aiuti, niente è semplice. Chi non ha vissuto i conflitti non può comprenderlo appieno, ma è essenziale parlarne, confrontarsi e fare luce sulla realtà. Solo così si può capire veramente come stanno le cose.
https://www.ilsole24ore.com/art/trump-fa-bruciare-500-tonnellate-biscotti-scaduti-destinati-bimbi-afgani-e-pakistani-AH9s7lmB?refresh_ce=1
Il testo evidenzia che la distruzione delle 500 tonnellate di biscotti energetici non è frutto di negligenza, ma parte di una strategia consapevole per evitare che gli aiuti umanitari finiscano nelle mani sbagliate. Si tratta di una misura dolorosa ma necessaria: meglio distruggere un carico compromesso che permettere a gruppi terroristici come Hamas di appropriarsene per rafforzare il proprio controllo sulle popolazioni vulnerabili. In questo senso, l';intervento rappresenta un'azione controllata, non uno spreco.
2. Priorità alla sicurezza internazionale
Ciò che può sembrare ipocrisia o indifferenza è, per alcuni osservatori, una posizione pragmatica: evitare che gli aiuti umanitari vengano strumentalizzati dal terrorismo. I tagli ai programmi umanitari in aree ad alto rischio riflettono la volontà di razionalizzare gli interventi, concentrando le risorse in contesti dove è possibile garantire trasparenza, sicurezza e reale impatto umanitario. Il sistema, pur lento, opera all'interno di procedure regolari e sorvegliate.
3. Una scelta politica controversa, ma mirata
Il testo, pur critico, può essere interpretato anche come il risultato di una scelta politica mirata, che mira a riformare la cooperazione internazionale riducendo il margine di abuso. Evitare che aiuti vitali siano intercettati da milizie o regimi corrotti è una responsabilità politica e morale, anche se può apparire crudele. Il messaggio sottostante è: nessuna tolleranza verso l’uso strumentale dell’assistenza umanitaria a fini terroristici.
4. Il dibattito morale e strategico
Il tono indignato dell'autore riflette una visione che privilegia l'urgenza umanitaria, ma trascura le implicazioni geostrategiche. La retorica emotiva – “preferisce guardare i bambini morire” – omette il contesto più ampio: come garantire che gli aiuti non finiscano nelle mani sbagliate?. È un dilemma etico difficile, dove ogni decisione comporta rischi, e dove la lotta contro lo spreco e contro il terrorismo devono procedere di pari passo.
Conclusione
Più che un'accusa, può essere letto come una riflessione su un sistema che cerca di adattarsi a nuove minacce. La scelta di distruggere aiuti non è sinonimo di spreco, ma l’esito di un processo regolato che mira a prevenire abusi, evitare interferenze terroristiche e tutelare la sicurezza globale. Dietro una decisione impopolare può celarsi una strategia per garantire che l'assistenza arrivi davvero a chi ne ha bisogno – non a chi ne fa un'arma.