Chiacchiera
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Monikaoslivello 8
1 Febbraio - 3.791 visualizzazioni
Colonnello Salvino Paternò


Cari amici Ungheresi, togliete quegli inutili ceppi e quell'orrendo guinzaglio sui detenuti in attesa di giudizio, ma non ascoltate quei tromboni italiani che pretendono di darvi lezioni sullo stato di diritto e sulla civiltà giuridica.
Qui i parametri dell'ordinamento sociale, della sicurezza e dei valori morali sono andati a carte quarantotto e non siamo idonei a dare lezioni a chicchessia.

E vi spiego qual è la differenza tra noi e voi.

Mettiamo da parte l'odioso reato per il quale la Salis è indagata e che consiste nel far parte di un'organizzazione criminale specializzata nell'individuare soggetti isolati, ritenuti nazi-fascisti, per poi attaccarli alle spalle, in branco, e sprangarli a sangue in maniera bestiale.
Lei si dichiara innocente e tale va considerata.

Prendiamo invece in considerazione il reato per cui è già stata condannata a 8 mesi reclusione.
E mi riferisco a quando, nel corso di una delle tante manifestazioni anti-fasciste, all'arrivo della Polizia gli lanciò addosso sacchi di immondizia urlando: «Mangiate!».

Ebbene, amici Ungheresi, un tipo del genere voi la tenete in catene, noi, invece, la mettiamo in cattedra ad insegnare ai bambini delle elementari.
Eh sì, perché l'eroica cacciatrice di nazisti, l'anarchica lanciatrice di pattume, malgrado la condanna per resistenza a pubblico ufficiale, ha continuato la sua opera di formatrice.
E allora mi chiedo: tra noi e voi, chi attua il comportamento più aberrante?

Ma vi dirò di più.

Presupponiamo che la donna invece di aver commesso il presunto reato in Ungheria lo avesse commesso in Italia.
Voi ritenete tale crimine particolarmente grave, tanto che prevedete pene severe che si aggirano sui 15 anni di reclusione.
Ebbene, da noi tale illecito sarebbe inquadrato nel reato di “lesioni” con una pena massima di tre anni.
Probabilmente la picchiatrice non verrebbe neanche arrestata e, se lo fosse, sarebbe scarcerata il giorno dopo.
I giornali neanche ne parlerebbero e lei, con le mani ancora lorde di sangue tornerebbe tranquillamente in aula ad educare gli scolaretti.

Capite, ora, perché, pur dovendo togliere quei ceppi anacronistici, non dovete stare ad ascoltarci?

Ma lo avete notato quel ghigno beffardo che sfoggia davanti alle telecamere?
E' l'arrogante soddisfazione di chi sa di avercela fatta, di essere diventata un simbolo.
Perché sono questi i nostri eroi.
Noi siamo il paese che santifica un teppista dedicandogli un'aula del parlamento per aver tentato di uccidere un carabiniere, che celebra come fini intellettuali gli ideologi del terrorismo, che usa falsi pentiti di mafia per arrestare chi i mafiosi li ha combattuti.

E quando questi tromboni italici vi parlano scandalizzati delle condizioni disumane in cui tenete i detenuti, sappiate che le nostre carceri sono tra le più immonde in europa, le più sovraffollate.
E i suicidi tra i detenuti sono all'ordine del giorno.

Amici Ungheresi, nel vostro guinzaglio ci sono i detenuti.
Ed è orribile.
Da noi al guinzaglio ci stanno i cittadini che la sera non possono più uscire di casa per timore di essere aggrediti.
Al guinzaglio ci stanno le forze di polizia che hanno l'ordine di non entrare in alcuni quartieri tenuti in scacco da tagliagole.
Al guinzaglio ci stanno anche le stesse autorità politiche con le quali interloquite, ostaggio di una magistratura strapotente, intoccabile e in grado di interferire con l'attività legislativa.

Per cui, amici Ungheresi, evitateci mesi di tormentoni e togliete quel guinzaglio, voi che potete

…noi i nostri ce li dobbiamo tenere
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