Perla di Saggezza
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24 Maggio 2023 - 7.070 visualizzazioni
Questo è il sacrario di Redipuglia dove giacciono 100.187, dei 650.000, caduti nel corso della prima guerra mondiale, iniziata per l'Italia il 24 maggio 1915.
Il Piave mormorava/ calmo e placido al passaggio/ dei primi fanti il 24 maggio…Così inizia “La canzone del Piave” destinata a diventare il canto della Grande Guerra (per un breve periodo, dopo la Liberazione del 1945, fu usata anche come inno nazionale, prima che venisse adottato l'inno di Mameli). L'autore era un noto canzonettista napoletano, Giovanni Ermete Gaeta in arte E.A. Mario, paroliere e musicista di tante canzoni anche più recenti (morì infatti nel 1961), il quale compose quel brano nel 1918, in una sola notte.
Al momento della sua entrata in guerra l'esercito italiano poteva contare su trentacinque divisioni di fanteria. Il comandante supremo era Luigi Cadorna il figlio di quel Raffaele che nel 1870 aveva espugnato Roma dalla breccia di Porta Pia. Dei 5,7 milioni di richiamati 2,6 milioni erano contadini analfabeti. Mancavano gli ufficiali, tanto che si fece ricorso a giovani di complemento.
Ma soprattutto non c'era negli stati maggiori una visione della guerra moderna. Gli eserciti si stabilirono per anni sulle linee dei fronti raggiunti nelle prime offensive e restarono a macerarsi per anni nelle trincee, operando assalti alle
linee nemiche che consentivano al massimo – con una ecatombe di morti e feriti – la conquista di qualche centinaio di metri, che sarebbero stati perduti pochi giorni dopo a seguito del contrattacco nemico. Furono usati micidiali gas asfissianti che coglievano all'improvviso le trincee nemiche seminando distruzione e morte. La disciplina – consistente nell'imporre operazioni militari assurde dove era evidente che i soldati andavano a morire inutilmente – era tenuta con le decimazioni.
Nel museo del sacrario si possono ancora osservare le mazze chiodate con cui venivano finiti sul posto i feriti gravi, considerati un peso.
La rotta di Caporetto nel 1917 non fu prodotta soltanto dai rinforzi che gli austriaci poterono trasferire dal fronte russo, ma anche dal malcontento che circolava tra le truppe per una conduzione idiota delle ostilità, che faceva dei soldati carne da cannone. Cadorna fu rimosso e sostituito con Armando Diaz, che inaugurò una linea meno disumana. Fu la resistenza eroica, specie della Brigata Sassari e della Brigata Alessandria, sul fiume Piave a risollevare le sorti del conflitto. La guerra finì il 4 novembre 1918 (si veda il bollettino firmato da Diaz).
Va detto che senza l'intervento americano gli alleati non sarebbero riusciti a vincere.
Se avete tempo e voglia leggetevi Addio alle armi (A Farewell to Arms) un romanzo dello scrittore statunitense Ernest Hemingway,
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Vaccata