Bestiaccia
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STEF60
26 Agosto 2022 - 3.536 visualizzazioni
Come criceti nella ruota
Fino all'età di 14 anni sono vissuto in una casa senza frigorifero. Eppure, può sembrare incredibile, il mio sviluppo psico-fisico non ne ha risentito. Erano gli anni Cinquanta e abitavamo in città. Nonostante ciò, non ricordo che ce ne derivassero particolari disagi, anche se eravamo in quattro bambini da crescere. E la nostra famiglia non era un'eccezione. Tra quelle che frequentavamo non c'era nessuna che avesse questo elettrodomestico.
All'inizio degli anni Sessanta, improvvisamente e in perfetta sincronia con i nostri conoscenti, abbiamo scoperto di sentirne la mancanza. Come in una sorta di "disvelamento" collettivo ci siamo resi conto che non potevamo più farne a meno per vivere dignitosamente. Da allora, chiunque metta su casa, lo considera uno dei pochi oggetti da cui non si può prescindere, oltre al letto, la cucina, il tavolo, un armadio e la televisione.
Ma qual è l'utilità del frigorifero? Beh, ti consente di conservare più a lungo i cibi deperibili, per cui puoi andarli a comprare una volta alla settimana anziché tutti i giorni. Tutti in fila, il sabato, con i carrelli davanti alle casse dei supermercati. Senza dubbio una bella comodità. Si risparmia un sacco di tempo. E di tempo ne hai sempre così poco. Sì, ma perché ne hai poco? Perché lavori tutto il giorno e
in più ti ci vuole un'ora per andare e un'ora per tornare. Nel poco che ti resta, c'è il bambino da portare a nuoto, le commissioni, la casa da tenere in ordine. Sì, ma perché devi lavorare tutto il giorno? Per avere i soldi necessari a pagare il frigorifero che ti fa risparmiare tempo a fare la spesa, tutti gli altri elettrodomestici che ti fanno risparmiare altro tempo e le bollette dell'energia elettrica che consumi per farli funzionare.
Li vedi, chiusi nelle loro automobili con lo sguardo perso nel vuoto, mentre affiancano la tua vettura ogni mattina negli interminabili intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine? Li ritrovi ogni sera al ritorno, chiusi nelle loro automobili con lo sguardo spento, negli interminabili intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine. Se provassi a chiedere perché sono lì, a respirare fiotti di gas di scarico, ti direbbero che farebbero volentieri a meno di usare la loro automobile tutti i giorni sul tragitto casa-lavoro-casa, ma sono costretti a farlo. Non si rendono nemmeno conto che vanno a lavorare per avere i soldi necessari a comprare l'automobile di cui hanno bisogno per andare a lavorare. Se sommassero la svalutazione del capitale con i costi di gestione e manutenzione ordinaria, si accorgerebbero che assorbono cinque stipendi ogni anno. Se non hanno incidenti. E se non tengono conto di quella parte di tasse usate per costruire e mantenere le infrastrutture necessarie a far circolare le automobili, nonché per pagare le spese ospedaliere degli incidenti automobilistici: 250.000 ogni anno, con una mortalità di 8.000 persone.
Lavorare per la crescita del Pil? Per produrre sempre più cose sempre meno utili e sempre più dannose? Per avere i soldi necessari a comprarle? Hai presente i criceti che corrono dentro la ruota? Con l'aggravante che questo fare fine a se stesso, oltre a distruggerti la vita, comporta una progressiva devastazione del territorio, un aumento crescente dell'inquinamento, un progressivo esaurimento delle risorse, una sottrazione di ciò che è necessario a quattro quinti dell'umanità, per seppellire sotto quantità crescenti di rifiuti il restante quinto di cui fai parte.
Maurizio Pallante
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Vaccata