Satira
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porcocanelivello 11
17 Febbraio 2020 - 3.332 visualizzazioni
io non dimentico brutti assassini

17 FEBBRAIO 1600 – 17 FEBBRAIO 2020: 420 ANNI DI VERGOGNA.

Dalle pagine di «Riscossa cristiana», «Sito cattolico di attualità e cultura», che ha «come finalità la difesa e la diffusione dei valori cristiani e come riferimento il magistero tradizionale che li conserva e li trasmette», un tale don Marcello Stanzione definisce Giordano Bruno come «uno squilibrato avventuriero borioso e con un ego inflazionato». Ancora oggi, dunque, la figura del più celebre martire del libero pensiero continua a essere una dolorosa spina nel fianco per santaromanachiesa, tanto che Giovanni Paolo II si comportò in modo ambiguo nei confronti di una riabilitazione chiesta a gran voce da più parti: il 18 febbraio 2000, non potendo proprio esimersi dal parlarne a seguito di insistenti pressioni, Wojtyla si limitò a esprimere il proprio pastorale “rammarico” per il modo con cui la Chiesa del XVII secolo si era sbarazzata di quell'ingombrante presenza, ma ribadì la condanna di Bruno, della sua opera e del suo pensiero, incompatibili con la dottrina cattolica, affermando che il filosofo nolano, in fondo, rifiutando l'abiura se l'era cercata.
Dopo un processo durato otto anni, celebratosi tra Venezia e Roma, il 17 febbraio 1600 Giordano Bruno salì
sul rogo allestito a Campo de' Fiori, con grande gaudio della Santa Inquisizione e del cardinale Roberto Bellarmino. Mentre gli aculei della mordacchia gli trafiggevano la lingua, impedendogli di articolare parole, ridotto a una maschera di sangue, il corpo devastato dalle torture subite, il filosofo continuò a fronteggiare i suoi carnefici mantenendo lo stesso atteggiamento di sfida che lo aveva accompagnato nelle deposizioni al cospetto del Santo Tribunale. Rifiutò il conforto della fede, volse il capo dall'altra parte quando gli venne offerto il crocifisso e si abbandonò alle fiamme, che lentamente lo divorarono. Aveva cinquantadue anni.
Tra tutti gli eretici arrostiti «in difesa della vera fede», Giordano Bruno è senza dubbio il più scomodo, il rogo di Campo de' Fiori il più imbarazzante. In quella piazza romana, infatti, una delle pochissime dove non esiste una chiesa, il rogo sul quale morì arde ancora e mai si spegnerà: ricorda all'istituzione un fosco passato di esecrabili crimini, una disobbedienza tutt'ora intollerabile ai suoi voleri, mentre alimenta la tanto vituperata curiosità, la sete di conoscenza e la ricerca di sempre più numerosi liberi pensatori, ribelli a ogni dogmatismo.
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Vaccata