ernestus: Linus60 la corazzata Arizona, affondata dal bombardamento Giapponese di Pearl Harbor aveva i serbatoi pieni di nafta. Con le esplosioni di quando era stata bombardata si sono formate delle micro fessure nelle lamiere dei serbatoi dalle quali fuoriescono gli idrocarburi sono più leggeri dell'acqua e quindi tendono a salire sino alla superficie del mare. Queste gocce di nafta gli Americani le hanno chiamate le "nere gocce della corazzata Arizona" come fossero le lacrime dei 1177 uomini che hanno perso la vita durante l'attacco giapponese.
porcocane: rispetto per i morti ma nessuno per l'america allora come oggi usa passare da vittima per scatenare guerre
cito
memorandum che incrimina la Casa Bianca
Nel marasma dei documenti analizzati ve ne è uno di particolare importanza: il Memorandum McCollum. Arthur H. McCollum, nato e vissuto in Giappone, da genitori americani, di cui conosceva usi costumi ma soprattutto la lingua e la mentalità, era un capitano di fregata della Marina statunitense e come tale aveva prestato servizio, seppur per un breve periodo, presso l’ambasciata Usa di Tokyo. McCollum, però era soprattutto un agente del Nio, il Naval Intelligence Office di Washington l’unico abilitato a fornire informazioni di intelligence e documenti di analisi strategica alla Casa Bianca. Fu proprio McCollum a fornire al presidente Roosevelt il Memorandum che lo convinse sulla necessità di sacrificare tante vite americane pur di avere l’opportunità di entrare in guerra contro la Germania e l’Italia degli odiati dittatori Hitler e Mussolini. Il 7 ottobre 1941, due mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, l’agente del Nio entrò nella Sala Ovale della Casa Bianca consegnando al presidente statunitense quel documento che cambierà la storia. Sui pochi fogli redatti dall’ufficiale si ipotizzava uno scenario a dir poco apocalittico: l’Europa occupata dalle truppe nazi-fasciste e, con la sconfitta militare britannica, un quasi immediato “effetto domino” in America dove i territori posti sotto il controllo di Londra in America centrale, meridionale e nei Carabi ma anche il Canada sarebbero caduti nelle mani di Berlino così come la flotta del Mediterraneo e dell’Atlantico. Era ovvio che da un simile catastrofico scenario ad uno che prevedesse l’attacco diretto agli Usa il passo era breve. Era dunque evidente, e necessario, entrare in guerra al fianco di Londra se non altro per tenere lontana la guerra dal proprio territorio. C’era però un problema non da poco, per la Casa Bianca, da dover risolvere: come avrebbero preso una tale scelta gli elettori americani? Non certo bene a giudicare dai dati di un sondaggio effettuato nel settembre del 1940 (ad un anno dall’inizio della guerra in Europa) secondo il quale quasi il 90% degli americani era ben deciso a rimanere fuori dal conflitto. In più c’era una sorta di “patto” con la nazione da dover rispettare. Roosevelt aveva infatti assicurato gli elettori (“I assure you again, and again, and again…&rdquo😉, e le famiglie americane, che mai nessun “nessun ragazzo americano sarà sacrificato su campi di battaglia stranieri”.
Come era possibile ovviare a questo problema di non poco conto? A fornire la risposta fu sempre il “Memorandum McCollum” (un documento simile a quello nel quale la Cia, 60 anni dopo, assicurava che l’Iraq di Saddam Hussein fosse in possesso di armi di distruzione di massa). Si doveva provocare il Giappone e costringerlo ad attaccare gli Stati Uniti e, per effetto del “Patto Tripartito” firmato tra Germania, Italia e Giappone il 27 settembre del 1940 a Berlino, Washington sarebbe automaticamente scesa in guerra al fianco del cugino britannico contro il “RoBerTo” (una sorta di “stati canaglia” dell’epoca). In fondo Londra era rimasta l’unico baluardo alla straripante potenza delle forze dell’Asse che ora, con l’alleato giapponese, potevano espandere le loro mire anche nel Pacifico. Washington non poteva dunque rimanere a guardare.
McCollum, dimostratosi un accorto stratega oltre ad un ottimo agente di intelligence propose al Presidente otto linee di azione per provocare l’inevitabile risposta di Tokyo:
1 ) accordarsi con Londra per l’utilizzo della base navale di Singapore.
2 ) Accordarsi con l’Olanda, il cui governo era in esilio in Gran Bretagna, per l’utilizzo delle basi nelle Indie olandesi (Sumatra, Borneo, Giava etc&hellip😉.
3 ) Incrementare gli aiuti al governo nazionalista cinese in guerra con il Giappone.
4 ) Inviare incrociatori pesanti a ridosso delle acque territoriali giapponesi.
5 ) Inviare sommergibili sempre nelle stesse acque di cui sopra.
6 ) Mantenere la flotta americana, all’epoca nel Pacifico, a Pearl Harbor.
7 ) Fare pressioni sull’Olanda affinché negasse le materie prime delle Indie Olandesi al Giappone, compreso il petrolio necessario per la guerra in Cina.
8 ) Imporre un embargo totale al Giappone, d’intesa con Londra, per strangolare l’economia del Sol Levante.
Roosevelt decise di applicare alla lettera l’elenco di “pressioni-provocazioni” intraprendendo una serie di azioni che porteranno poi all’attacco di Pearl Harbor ed al conseguente ingresso nel conflitto mondiale.
ernestus: grazie porcocane, ho letto con grande interesse il tuo post. Grazie ancora per avere illuminato di una luce (possiamo dire nuova?) certi stereotipi "storici". Bravo, mi sei piaciuto!
cito
memorandum che incrimina la Casa Bianca
Nel marasma dei documenti analizzati ve ne è uno di particolare importanza: il Memorandum McCollum. Arthur H. McCollum, nato e vissuto in Giappone, da genitori americani, di cui conosceva usi costumi ma soprattutto la lingua e la mentalità, era un capitano di fregata della Marina statunitense e come tale aveva prestato servizio, seppur per un breve periodo, presso l’ambasciata Usa di Tokyo. McCollum, però era soprattutto un agente del Nio, il Naval Intelligence Office di Washington l’unico abilitato a fornire informazioni di intelligence e documenti di analisi strategica alla Casa Bianca. Fu proprio McCollum a fornire al presidente Roosevelt il Memorandum che lo convinse sulla necessità di sacrificare tante vite americane pur di avere l’opportunità di entrare in guerra contro la Germania e l’Italia degli odiati dittatori Hitler e Mussolini. Il 7 ottobre 1941, due mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbor, l’agente del Nio entrò nella Sala Ovale della Casa Bianca consegnando al presidente statunitense quel documento che cambierà la storia. Sui pochi fogli redatti dall’ufficiale si ipotizzava uno scenario a dir poco apocalittico: l’Europa occupata dalle truppe nazi-fasciste e, con la sconfitta militare britannica, un quasi immediato “effetto domino” in America dove i territori posti sotto il controllo di Londra in America centrale, meridionale e nei Carabi ma anche il Canada sarebbero caduti nelle mani di Berlino così come la flotta del Mediterraneo e dell’Atlantico. Era ovvio che da un simile catastrofico scenario ad uno che prevedesse l’attacco diretto agli Usa il passo era breve. Era dunque evidente, e necessario, entrare in guerra al fianco di Londra se non altro per tenere lontana la guerra dal proprio territorio. C’era però un problema non da poco, per la Casa Bianca, da dover risolvere: come avrebbero preso una tale scelta gli elettori americani? Non certo bene a giudicare dai dati di un sondaggio effettuato nel settembre del 1940 (ad un anno dall’inizio della guerra in Europa) secondo il quale quasi il 90% degli americani era ben deciso a rimanere fuori dal conflitto. In più c’era una sorta di “patto” con la nazione da dover rispettare. Roosevelt aveva infatti assicurato gli elettori (“I assure you again, and again, and again…&rdquo😉, e le famiglie americane, che mai nessun “nessun ragazzo americano sarà sacrificato su campi di battaglia stranieri”.
Come era possibile ovviare a questo problema di non poco conto? A fornire la risposta fu sempre il “Memorandum McCollum” (un documento simile a quello nel quale la Cia, 60 anni dopo, assicurava che l’Iraq di Saddam Hussein fosse in possesso di armi di distruzione di massa). Si doveva provocare il Giappone e costringerlo ad attaccare gli Stati Uniti e, per effetto del “Patto Tripartito” firmato tra Germania, Italia e Giappone il 27 settembre del 1940 a Berlino, Washington sarebbe automaticamente scesa in guerra al fianco del cugino britannico contro il “RoBerTo” (una sorta di “stati canaglia” dell’epoca). In fondo Londra era rimasta l’unico baluardo alla straripante potenza delle forze dell’Asse che ora, con l’alleato giapponese, potevano espandere le loro mire anche nel Pacifico. Washington non poteva dunque rimanere a guardare.
McCollum, dimostratosi un accorto stratega oltre ad un ottimo agente di intelligence propose al Presidente otto linee di azione per provocare l’inevitabile risposta di Tokyo:
1 ) accordarsi con Londra per l’utilizzo della base navale di Singapore.
2 ) Accordarsi con l’Olanda, il cui governo era in esilio in Gran Bretagna, per l’utilizzo delle basi nelle Indie olandesi (Sumatra, Borneo, Giava etc&hellip😉.
3 ) Incrementare gli aiuti al governo nazionalista cinese in guerra con il Giappone.
4 ) Inviare incrociatori pesanti a ridosso delle acque territoriali giapponesi.
5 ) Inviare sommergibili sempre nelle stesse acque di cui sopra.
6 ) Mantenere la flotta americana, all’epoca nel Pacifico, a Pearl Harbor.
7 ) Fare pressioni sull’Olanda affinché negasse le materie prime delle Indie Olandesi al Giappone, compreso il petrolio necessario per la guerra in Cina.
8 ) Imporre un embargo totale al Giappone, d’intesa con Londra, per strangolare l’economia del Sol Levante.
Roosevelt decise di applicare alla lettera l’elenco di “pressioni-provocazioni” intraprendendo una serie di azioni che porteranno poi all’attacco di Pearl Harbor ed al conseguente ingresso nel conflitto mondiale.
tratto da
http://www.storiainrete.com/25/storia-militare/pearl-harbor-il-grande-inganno-di-franklin-delano-roosevelt/