Chiacchiera
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ieri alle ore 09:03 - 2.882 visualizzazioni
E' già mercoledì.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno

Quando l'arte è impegno sociale.

Ci ha lasciato Robert Redford. Non voleva essere un sex simbolo e invece, dietro la sua timidezza, è diventato l'uomo che ha fatto sognare.
Un grande attore . Un grande regista. I suoi film, tutti di grande successo. I due Oscar.
Uomo di grandi aperture. Con il suo “Sundance film festival” ha creato l'annuale appuntamento più famoso al mondo dove scoprire i talenti del domani.
Ha saputo unire glamour e impegno civile.
L'uomo della difesa del clima, fu fra i primi a farne una denuncia.
Chi l'ha conosciuto bene:
“E portabandiera di quel cinema progressista che non aveva mai piegato la testa di fronte a chi voleva imporre una visione dell'America chiusa e reazionaria. Una scelta politica che aveva affidato più ai soggetti dei film che interpretava piuttosto che a tonitruanti dichiarazioni pubbliche “ha scritto di lui Paolo Mereghetti su “Corriere della Sera”.
E così Gabriele Romagnoli su “ La Repubblica”: “Incrociando regia e vita pubblica ha denunciato la corruzione del potere ( “Tutti gli uomini del Presidente”, “Il prezzo della verità&rdquo😉, le ambigue manovre della CIA (“ I tre giorni del Condor&rdquo😉, la crudeltà assurda del carcere ( “Il castello&rdquo😉 e la sopraffazione a danno degli ultimi (“Milagro&rdquo😉
Ieri Donald Trump: “Redford , il più hot”. Ma lui lo definiva un dittatore.
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