Chiacchiera
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4 Febbraio 2023 - 3.621 visualizzazioni
E' già sabato.
Riflessioni di un giornalista che si guarda intorno.
Di Luciano Ragno

Chissà .

Un guscio di legno, a cielo aperto, pieno di speranza nel Mediterraneo. Destinazione domani. Spinto dal vento della disperazione. Nel guscio c'è anche lui. E' nato 4 mesi fa, per culla un campo di migrati venuti da oltre il deserto.
Arriva da noi per vivere come chi nasce nella culla giusta.
Lui sta stretto fra le braccia della madre. Da sabato mattina. Protetto dal freddo sempre più pungente.
Improvvisamente il motore comincia a balbettare, per poi fermarsi. Il guscio perde la rotta. Nel mare non ci sono cartelli che indicano la strada.
Quattro giorni vagando per il mare. Finiti cibo e acqua. Le onde salgono.
E arriva la tragedia. La madre, sempre stringendo il figlio, è distrutta dalla fatica, non beve, non mangia, non dorme. Da giorni. Improvvisamente sviene. Non ha più le forze. Ha un malore. Allarga le braccia e il neonato finisce in mare. Un giovane si getta in acqua per prenderlo. Non ci riesce. Nemmeno lui torna nel guscio.
La donna piange, urla. Ha un malore. Muore di disperazione.
Il guscio sarà salvato dalla Guardia Costiera italiana. A bordo 7 morti.
Un'altra tragedia. Una di tante.
Chissà se la politica, fra una lite e una ripicca, ha la voglia di leggere questa notizia. Non deve perdere tempo a sfogliare, questa mattina è in prima pagina. Chissà se si commuove davanti a un neonato che voleva conoscere la vita ma la vita non l'ha voluto nemmeno incontrare.
Chissà.
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Immagine: il guscio di legno teatro della tragedia. Foto della Guardia Costiera italiana, ripresa da Repubblica.it
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Vaccata