Vaccata
Avatar Prosit
Prositlivello 11
28 Gennaio 2022 - 9.088 visualizzazioni
Recita una conosciuta e vecchia filastrocca veneta : «Veneziani, gran siori; Padovani, gran dottori; Vicentini, magnagatti; Veronesi, tutti matti; Trevisani, pan e tripe; Rovigòti, bacco e pipe. E Belun? Póro Belun, te se proprio de nisun!».
I motivi di alcuni appellativi di questo detto sono molto semplici da capire, i Veneziani “gran signori” perché Venezia era la Repubblica Serenissima, per cui popolata da tante casate nobili e ricchi commercianti.
I Padovani sono “gran dottori” per la presenza della importante ed antica Università di Padova, fondata nel lontano 1300. Venezia non gradiva la presenza di studenti schiamazzanti ( la Ca' Foscari è del 1868 ) per cui mandava i suoi ricchi e/o nobili rampolli a studiare a Padova.
“Veronesi tutti matti” Sembra che il detto derivi dal fatto che a Verona esistevano ben due manicomi, specie in quello di Marzana i veneziani trasferivano tutte le donne affette da turbe mentali.
Un'altra interpretazione prende spunto invece dal detto “spirito montebaldino”, cioè ironico, bizzarro ed imprevedibile, dovuto all'arietta frizzante che scenderebbe dal Monte Baldo, poco sopra a Verona.
“Trevisani” “pan e trippe” si riferisce al piatto di trippe, piatto economico molto diffuso in tempo di guerra,
mentre “Rovigoti” “bacco e pipe” perché pare che gli abitanti di Rovigo siano sempre stati gran bevitori e fumatori (beh, per quanto riguarda i gran bevitori, un po' tutto il triveneto è così!!!)
I Bellunesi invece, erano considerati talmente fuori mano, da non essere conosciuti da nessuno.
Discorso più lungo meritano i “Vicentini magnagatti” . Qui si mescola realtà e leggenda . Si sa infatti che nel 1698 i topi invasero la città di Vicenza a seguito di una pestilenza che colpì fortemente tutta la zona berica. Per combattere questa massiccia invasione dei diffusori della peste, insediatisi in special modo tra le carte dell'archivio notarile e nei locali del Monte di Pietà, quindi in pieno centro storico, ai vicentini non rimase altra soluzione che mandare per acqua alcune barche a Venezia, con l'incarico di tornare in città portando un numero sufficiente di gatti da impiegare come ottimo deterrente nella battaglia contro i roditori, causa principale del flagello che stava colpendo il territorio.
Campielli e campi di Venezia, infatti, erano notoriamente regno dei gatti. Sceso il Bacchiglione con alcuni barconi, i vicentini riempirono le stive di centinaia di esemplari con gioia dei cugini della laguna, che si liberavano così da tante bestie fameliche e petulanti.
Terminata la pestilenza la fame regnava sovrana e le risorse erano davvero poche e scarse, così che la storia narra che il gatto entrò anche nella pentola di qualche abitante che si vedeva costretto a cibarsi dell'unica cosa che aveva in eccesso, la carne felina, tra l'altro molto simile a quella di coniglio.
Guardando dal punto di vista linguistico il termine “magnagati” potrebbe derivare dal dialetto “Gatu Magnà” che significa per l'appunto “Hai mangiato”. Ecco quindi che pensare ad un'assonanza tra Magnagati e Gatu Magnà non è proprio campata in aria .
Leggi tutto...
Vaccata