Vaccata
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Twist3r
6 Dicembre 2021 - 2.229 visualizzazioni
Subito dopo inizia l'epopea della Tavola Rotonda. Da dove veniva l'idea? Era già patrimonio Pavesi: nel 1962 era uscita una campagna dal titolo “A tavola! A tavola! Ci sono i Gran Pavesi!”, e in un telecomunicato lo speaker diceva: “Sulla tavola rotonda, sulla tavola quadrata, metti in tavola Gran Pavesi”.
Biassoni parte da questo spunto e costruisce una vera saga. Le sue invenzioni, costantemente brillanti, spiritose, immediate, per anni (dal 1965 al 1975, cioè poco prima dell'addio di Carosello) si ripercuotono nell'immaginario collettivo.

Come mai non siamo in otto? Perché manca Lancillotto! “Questo, dice Biassoni, era uno dei ‘tormentoni', come allora li chiamavamo, necessari come corredo di Carosello, della sua memorabilità”.
Miglior modo di sintetizzare il posizionamento del prodotto non si poteva immaginare: la lunga serie dei Caroselli riescono sempre a superare la classica, temuta frattura fra “spettacolino” e “codino”, a sua volta il “tormentone” di tutti i pubblicitari. La “tavola” è una decisione strategica: l'azienda, così, posizionava il prodotto evitando di attaccare direttamente il pane.
Il successo di un carosello, di un “vero” carosello amato dal pubblico, si misurava dal riconoscimento
delle battute iniziali. Immediata era la riconoscibilità delle trombe che annunciavano con finta solennità lo spettacolino. Con lievi varianti, il rituale d'inizio rimane codificato negli anni: la bionda e grassottella Ginevra, sempre accompagnata da una grande torta, chiede lamentosamente: “Ma perché non siamo in otto?” “Perché manca Lancillotto”, risponde bofonchiando Artù.
Subito dopo, un cavaliere parte alla ricerca del prode Lancillotto in una serie, sempre uguale e sempre diversa, di avventure in rima. Compaiono streghe, saraceni, numerosi giganti e aggressivi cavalieri (indimenticabile il tremendo Cavaliere Nano).
Non manca qualche gustosa variazione interna. In una l'intera troupe cavalleresca, Artù compreso, si trasferisce in Egitto, dove incontra l'eremita Geremia e un feroce orco; in un altro carosello (del 1969) appare un canterino Robin Hood; in un altro ancora (1971) la tavolata risponde così al suo sovrano: “Lancillotto, o re Artù, te lo vai a cercar tu”. E Artù si inoltra addirittura nel traffico moderno, guida una sorta di auto e prende l'inevitabile multa.
Al termine di ogni avventura arriva naturalmente “Il Nostro”, Lancillotto in persona, lanciato al galoppo, che atterrisce i cattivi e “combina un quarantotto”.
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