Chiacchiera
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Dr00pylivello 13
18 Novembre 2021 - 2.745 visualizzazioni
Vi smarrono le 🌰🌰 con questo asdasd

Per vederlo scelsi un giorno anonimo infrasettimanale, all'orario mio, che sarebbe quando non c'è praticamente nessuno in sala, perché non voglio che ci siano rumorosi sgranocchiatori di pop corn e parlottanti e blateranti scricchiolatori di sacchettini di patatine quando vedo un film.
Che regni il silenzio e si onori la visione.

Joker al primo impatto aveva il ritmo del rifiuto, della rivalsa distorta e della felicità solo immaginata.
Una sequenza micidiale di aspettative mancate in un crescendo di frustrazione incompresa in forma di uomo.
Scrittura intensa, ritmo preciso e puntuale, che non scimmiottava quelli mainstream.
La risata era un grido di disagio in sala, disturbo neurologico, promessa mancata di futuro.
Una risata fuori da ogni tempo comico, un'arma mai caricata a salve, solo un segno sulla faccia.
Ora che lo rivedo dopo due anni e una pandemia. Joker incarna ancora il livore degli invisibili che non hanno posto, a cui le etichette non si appiccicano addosso perché la colla ha perso aderenza.
Uno ci prova ad attaccarle con la saliva, a volte con il sangue, ma non ci stanno.
È la lotta tra chi produce schemi confortevoli e rassicuranti e chi è fuori dal perimetro, non viene mai visto e così nemmeno sa se esiste veramente.
Quella di Joker è una danza di riscatto macabra e lieve tra le atmosfere cupe di Gotham.
È un continuo sbalzo tra realtà e immaginazione.
"La cosa peggiore di una malattia mentale è che la gente si aspetta che ti comporti come se tu non ce l'avessi", c'è scritto sul suo quaderno.
Joker è un clown sgarbato che gira con la pistola, interroga gli altri, ma si sente dire solo un inutile "mi dispiace".
Arthur/Jocker dissacra ogni aspettativa benpensante, imbarazza ciò che si conviene, è il fenomeno da baraccone che fa audience solo perché storto e sghembo e serve per essere ridicolizzato.
È quello scomodo problema sociale mal tollerato che ribalta la percezione e diventa eroe perché trova un ruolo, un ruolo detestabile, urticante, ma un ruolo, l'unica cosa che il sistema non ti perdona di non avere.
Il narratore è la voce silenziosa del suo io mista a quella della tv onnipresente.
Joker che vorrebbe essere fratello di Bruce Wayne, il futuro Batman, per genetica di sangue e per sentirsi parte di ciò che conta, scopre che il suo corpo scarnificato è senza padre e madre.
La morsa del mondo risolto e come si deve si stringe sempre di più attorno a ciò che non coincide con l'accettabile e dimostra che non basta chiamare qualcuno "Happy" perché sia davvero felice. E vivere in un eterno show per essere notati è solo l'ennesima bugia. Per questo è necessario uccidere l'anchorman Murray perché la risata possa finalmente avere il suo vero pubblico.
Joaquin Phoenix e
Todd Phillips, un regalo divino.
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Vaccata