Vaccata
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16 Maggio 2020 - 2.567 visualizzazioni
L'INCREDIBILE SCOPERTA DI UNA SUPER-TERRA A 25000 ANNI LUCE DA NOI
Trovare pianeti extrasolari è sempre eccitante, nonostante il loro numero superi le 4000 unità. è ovviamente più raro trovare pianeti rocciosi, ancora più raro trovarli di dimensioni simili alla Terra e ancora più raro trovarli a una distanza ottimale dalla loro stella. E ancora più raro trovarli a decine di migliaia di anni luce da noi.
Ecco perchè la scoperta di alcuni astronomi dell'Università di Canterbury sfiora l'eccezionalità: hanno trovato un possibile pianeta extrasolare con una massa stimata tra la Terra e Nettuno (circa 4 masse terrestri), a una distanza dalla propria stella di 0.6-0.7 unità astronomiche, quindi tra Venere e la Terra, in orbita in circa 620 giorni attorno a una stella che però ha appena il 10% della massa del Sole, a cavallo tra una nana bruna e una stella vera e propria.
Il fatto straordinario è anche la distanza: il valore incredibile di 25000 anni luce colloca questo esopianeta quasi all'interno del "bulge" della Via Lattea, ovvero nella regione centrale ricca di stelle, rendendo quindi questo esopianeta il più distante mai osservato all'interno della Via Lattea.
E non è tutto: tale scoperta così lontana da noi è stata permessa da un metodo di rilevazione degli esopianeti più unico che raro, il cosiddetto
microlensing gravitazionale. Tutti abbiamo familiarità con il fenomeno del lensing gravitazionale: un ammasso di galassie, con la sua gigantesca massa, distorce lo spazio tutto intorno, curvando anche la traiettoria dei fotoni provenienti da una sorgente posta dietro l'ammasso, amplificandola. In tal modo riusciamo a vedere galassie distanti che altrimenti risulterebbero troppo deboli ai nostri occhi.
Questo è il macrolensing, proprio perchè coinvolge enormi concentrazioni di materia come gli ammassi di galassie. Ma vi è un lensing che coinvolge masse molto più piccole come le stelle. Immaginate di osservare una stella angelo distante, e che ad un certo punto si frapponga un'altra stella birra tra voi e la prima stella. Le stelle sono piccole confrontate con un ammasso di galassie ma anche loro deformano lo spazio, seppur meno. La stella B che quindi si interpone tra voi e la stella A più lontana distorce la radiazione di quest'ultima, amplificandone la luminosità. Ma se questa stella B che si mette in mezzo avesse anche un esopianeta (B1) abbastanza grande da produrre a sua volta un ulteriore effetto di lente gravitazionale, la distorsione e l'amplificazione della luminosità della prima stella A presenta degli ulteriori picchi oltre quello prodotto dalla lente causata dalla stella B. Ecco, è esattamente questo che è stato osservato: dopo aver escluso errori strumentali, la spiegazione era solo una: la stella B doveva per forza avere un pianeta che le orbitava intorno, B1!
Il pianeta si chiama in realtà OGLE-2018-BLG-0677Lb, e anche se gli astronomi non sanno dare i nomi alle cose sono comunque capaci di scoperte straordinarie.
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